Le Belle delle acque dolci

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Seduzione e magia:                                  

La diabolica dama del lago
La malefica Loreley
L'innocente Animula
La ninfa piangente
La ninfa senza voce
La ninfa in fuga                                            

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La diabolica dama del lago: la rapitrice di Lancillotto fornisce a Re Artù una spada. Pretenderà in cambio un... sacrificio umano.

"Ripartito quindi in compagnia di Merlino, Artù si accorse durante il viaggio di essere rimasto senza spada. "Non importa, non lontano da qui ce n’è una che vi apparterrà; e io so come farvela avere" gli rispose Merlino.

Proseguirono il cammino finché si trovarono sulla riva di un lago vasto e ameno, dal quale videro emergere un braccio vestito di sciamito bianco, esso terminava in una mano che stringeva una magnifica spada.

"E’ quella l’arma di cui vi parlavo" disse Merlino ad Artù. E poiché in quel momento una donna passava sul lago, il re chiese chi fosse. "E’ la Dama del Lago; sul fondo di questo specchio d’acqua si trova una caverna che ha l’interno decorato con tale ricchezza da renderlo la residenza più piacevole del mondo" gli spiegò Merlino.

"Ora la Dama si avvicinerà, allora voi dovrete pregarla cortesemente di darvi la spada". Infatti la dama si diresse verso Artù e lo salutò, e il re, dopo aver ricambiato il saluto, le chiese: "Di chi è la spada che quel braccio tiene alta sull’acqua? Io sono senza armi, e vorrei che fosse mia". "Essa mi appartiene" gli rispose la dama "ma se mi concederete un dono allorquando ve lo chiederò, sarà vostra". "Ve lo accorderò sulla mia parola" le promise Artù. "Allora montate sulla barchetta che vedete laggiù, raggiungete a remi la spada e prendetela insieme al suo fodero. Io reclamerò il mio dono quando lo riterrò opportuno". Artù e Merlino smontarono di sella e legarono i cavalli a due alberi e, quando ebbero raggiunto la mano e la spada, il re ne afferrò l’impugnatura e la trattenne, mentre mano e braccio scomparivano sott’acqua".

Thomas Malory

                                                                                                                                         

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La malefica Loreley: la figlia di un pescatore, tradita dall'amante, si vendica votando la sua anima alle forze del male.

 

 

 

Loreley

 

Chi sa che mai vorrà dire

che il cuor così greve si sente;

d’antichi tempi una fiaba

non vuole uscirmi di mente.

 

E’ fresca l’aria ed imbruna,

l’onda del Reno è tranquilla;

nell’ultimo raggio del sole

la vetta del monte scintilla.

 

Mirabile una fanciulla

là in alto, bellissima, spia;

d’oro i gioielli sfavillano,

la chioma d’oro ravvia.

 

 

Con pettine d’oro la pettina

e modula una canzon;

pieno di forte malìa

è l’incantevole suon.

 

Nel piccol vascello il nocchiero

è preso da fiero sconforto;

ei più gli scogli non vede

la vetta a fissar tutto assorto.

 

Credo che l’onde alla fine

travolgano barca e nocchier;

e questo della Loreley

fece il funesto poter.

Heinrich Heine

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L'innocente Animula: una silfide incantevole intreccia il suo destino con quello di uno scienziato, ossessionato da un irraggiungibile Eden, ma lei perde la vita e lui smarrisce l'anima.

"Poi misi la goccia su un vetrino sotto la lente… credetti di vedere una forma che si muoveva lentamente… Si trattava di una forma femminile, umana. Quando dico umana, voglio intendere che possedeva lineamenti umani, ma qui finisce l’analogia. La sua bellezza adorabile la elevava ad un’altezza illimitabile, al di sopra della più bella figlia di Adamo. Non posso, non oso tentare di elencare le attrattive di quella rivelazione divina di bellezza perfetta. Quegli occhi di un viola mistico, sereni e rugiadosi, eludono le mie parole. Lo splendore dei lunghi e luminosi capelli, che seguivano la testa gloriosa in una scia dorata, come quella seminata in cielo da una stella cadente, pareva rendere inadeguate le mie espressioni più appassionate… Fluttuava con la grazia serena di una bolla fragile che sale nell’atmosfera immobile di un giorno di giugno".

Fitz-James O'Brien

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La ninfa piangente: la splendida e crudele ninfa del lago per un atroce gioco del destino perde il giovane cacciatore di cui si è innamorata. Da allora lo piange inconsolabile.

"Ritornò il giorno successivo al lago, ed ecco che ancora la creatura meravigliosa gli apparve sull’altra sponda. Così accadde per vari giorni; ma una volta il giovane, non sopportando più quel gioco crudele, le urlò il suo amore. Essa allora lo guardò a lungo con quei suoi verdi occhi trasparenti e gettò per magia sul lago un iridescente ponte di cristallo, indirizzando al giovane un canto dolcissimo. Il cacciatore si lanciò incontro alla bella e già era alla metà del ponte, quando questo si dissolse ed il promesso bacio della fanciulla ebbe il sapore delle gelide acque del lago. La morte del giovane riportò il silenzio sugli alti prati dominati da aspre montagne".

Leggenda modenese

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La ninfa senza voce: Ciane, tramutatasi in fonte, non potendo dire a Cerere cosa sia accaduto a Proserpina, glielo rivela facendo apparire sulle acque la cintura della figlia.

"Frattanto Ciane, angosciata per il rapimento della dea e per la brutale violazione della sua fonte, portava dentro di sé in silenzio una ferita insanabile tanto che si consumò fino a fondersi in quelle acque di cui era stata prima la divinità. Era visibile il rammollirsi delle sue membra, il flettersi delle ossa, il fiaccarsi delle unghie. Le prime a mutarsi in liquido furono le parti più fini e leggere: i capelli cerulei, le dita, le mani e i piedi; il loro passaggio allo stato liquido fu facile. Poi le spalle, la schiena, il petto persero consistenza e scivolarono via in rivoli sottili. Infine l’acqua prese il posto del sangue vivo nelle vene svigorite e non restò più nulla che si potesse stringere tra le mani".

Ovidio

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La ninfa in fuga: Aretusa, mentre tenta di sfuggire al fiume Alfeo, viene prima nascosta dalla dea Diana in una nuvola e poi trasformata in fonte; ma Alfeo la raggiunge e mescola le proprie acque con le sue.

"Sentendomi assediata, un sudore freddo mi ricoprì le membra e gocce azzurre stillavano giù da tutto il mio corpo. Se spostavo un piede, il luogo rimaneva inzuppato; rugiada mi fluiva dai capelli: in un tempo minore di quello che impiego nel raccontartelo, mi trasformai in acqua. Il fiume riconobbe l’amata pur sotto forma d'acqua e, deposto l'aspetto umano che aveva assunto, si riconvertì nelle consuete onde per congiungersi a me. Delia [Diana] spaccò allora la terra e io mi immersi nelle buie caverne fino a giungere a Ortigia, che mi è cara perché ha un appellativo che è quello della mia dea e perché per prima mi ha consentito di ritornare all’aria aperta".                                                                        

Ovidio

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Il lago della Ninfa

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A pochi chilometri da Sestola (Mo) c’è il bellissimo lago della Ninfa, di origine glaciale, circondato da una vegetazione superba. Gli interventi eseguiti nei primi anni '90, per sopperire ad una preoccupante scarsità d’acqua, lo hanno riportato al fascino intatto di un tempo da leggenda.

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1998-99   I.T.C.S. "Jacopo Barozzi" MO    gruppo interclasse M.C.A.   prof.ssa Laura Bortolani

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