IPOCENTRO ED EPICENTRO

Il punto in cui, nella litosfera, cioè nel sottosuolo, si verifica il terremoto causato dallo slittamento o dall'improvvisa rottura di una faglia è chiamato ipocentro. L'epicentro è il punto della superficie terrestre posto sulla verticale dell'ipocentro. Tutta la zona interessata e sconvolta dal sisma è chiamata area epicentrale. Se l'ipocentro si trova a bassa profondità, cioè se il terremoto è di tipo "superficiale", l'area epicentrale risulterà molto ridotta. Se l'ipocentro si trova a grande profondità (terremoto profondo), aumenterà anche l'area epicentrale. Dalla frattura delle rocce si propagano onde di compressione dette anche onde longitudinali od onde di spinta; esse sono denominate anche onde prime (indicate con P) perchè giungono per prime ai sismografi Altre onde, sono quelle di taglio o di distorsione, note come onde traversali; esse vengono anche indicate come onde seconde (S) e, essendo più lente, giungono con un certo ritardo rispetto alle prime. Oltre a questi due tipi di onde, in ogni scossa sismica vi sono onde superficiali, che dall'epicentro si propagano lungo la superficie terrestre: sono le onde di Love (L) Queste onde giungono al sismografo per ultime perchè più lente.

Propagazione dei terremoti

TIPI DI SCOSSE

Le onde longitudinali e trasversali producono, alla superficie terrestre, movimenti verticali che si traducono in scosse sussultorie, mentre le onde superficiali producono oscillazioni orrizzontali (scosse ondulatorie); queste ultime, per fenomeni di rifrazione e riflessione, possono trasformarsi in specie di vortici che producono scosse rotatorie, capaci ad esempio di far ruotare una statua rispetto al suo piedistallo. Raramente le scosse sono isolate: per lo più esse sono ripetute e talvolta sono centinaia e migliaia che possono durare giorni e mesi, cioè un periodo sismico. In generale si ha dapprima una scossa debole e premonitoria, cui subito segue la scossa maggiore, violenta, che può essere disastrosa; infine, per un periodo più o meno lungo, le scosse secondarie

TIPI DI TERREMOTI

I terremoti si distinguono in due categorie fondamentali: 1)terremoti centrali, divisi in vulcanici, di scoscendimento, di esplosione; 2)terremoti di dislocazione o tettonici

MAREMOTO

E' un tipo di terremoto che si origina quando il movimento di una faglia causa lo sprofondamento di una parte del fondo oceanico: l'acqua si abbassa e lo spostamento provoca l'onda di maremoto

Faglia marina


SISMOGRAFI E REGISTRAZIONE

Mentre i sismoscopi rilevano solamente i movimenti del terreno ,i sismografi sono moderni apparecchi che li registrano in permanenza ; tutti e due si basano sull'inerzia di una massa metallica sospesa. Essi tracciano le vibrazioni del suolo rispetto alla massa, teoricamente ferma, nello spazio. La registrazione di un evento sismico si chiama Sismogramma. I moderni apparecchi, che registrano in permanenza i movimenti del terreno, si basano sull`inerzia di una massa metallica sospesa, che tende a rimanere immobile anche quando il supporto si muova essi si chiamano sismografi; e tracciano le vibrazioni del suolo rispetto alla massa, teoricamente ferma nello, spazio. Per avere tutte le componenti del movimento occorrono tre sismografi per stazione: uno registra le oscillazioni con prevalente direzione Nord-Sud, il secondo quelle con prevalente direzione Est-Ovest, il terzo registra i movimenti verticali del terreno. Un tempo la massa inerte era costituita da un vero e propio pendolo. La registrazione, oltre che a stilo negli strumenti moderni molto sensibili può essere di tipo ottico, con uno specchietto aderente alla massa ed un apparecchio che registra le deviazioni di un fascio di luce riflesso dallo specchio; Principio del sismografo può anche essere elettromagnetica. Con l`avvento dei transistori e dei circuiti integrati si costruiscono oggi degli apparecchi addirittura portatili, e pur molto sensibili; ciò e` possibile anche per l`uso di amplificatori elettronici, che ingrandiscono enormemente anche vibrazioni piccolissime. Con i sismografi moderni l`entità di una scossa sismica viene misurata non con uno dei dodici gradi empirici della scala Mercalli ma secondo una grandezza fornita da uno strumento quindi meno soggettiva proposta da Richter e chiamata magnitudo (M). L' intensità di un sisma si misura riferendo ad una scala convenzionale le osservazioni effettuante sul luogo dove il terremoto viene avvertito. Una delle scale più usate e` quella stabilita da Mercalli (1850-1914), che fra l`altro costrui` la prima carta sismica d`Italia; tale scala consta di dodici gradi che si basano sulle percezioni umane e sulla gravita` dei danni provocati. La registrazione (su carta termica, su carta fotografica, su nastro....) di un movimento sismico si chiama Sismogramma, questo può essere composto di più tracce che corrispondono alle varie componenti del movimento. Con una buona pratica, dalla lettura di un sismogramma si ricavano i tempi di percorso delle varie fasi, le loro ampiezze, l` intensità del sisma, la sua distanza e la posizione dell`epicentro. Per attenuare inconvenienti, l`ingegneria sismica studia e progetta sempre nuovi edifici ed opere pubbliche a struttura antisismica, che in caso di scosse violente possano oscillare senza giungere al crollo. Benché si tratti di eventi spesso catastrofici, i terremoti rappresentano il fenomeno naturale più efficace e più` potente per studiare l`interno della terra; infatti un`onda sismica non si propaga secondo una linea retta e sempre con la stessa velocità, ma subisce cambiamenti di direzione e variazioni di velocità, quando passa da un mezzo con una data densità ad un altro mezzo con densità diversa. Indagando su tali cambiamenti, si giunse a stabilire la presenza e gli spessori della crosta, del mantello ed del nucleo terreste, nonché alle loro ulteriori suddivisioni. Allo stesso modo vennero individuate le discontinuità di Mohorvich, di Gutenberg, nonché altre discontinuità. Si dicono sismoscopi quelli che segnalano la scossa e la sua direzione prevalente; sismometri: quelli che misurano anche l` intensità; sismometrografi: quelli che registrano le vibrazioni anche nelle sue componenti orizzontali e verticali; tromometri: quelli che segnano le vibrazioni più leggere. Nella tabella sotto riportata troverete i numeri di sinusoidi corrispondenti ai diversi periodi: Rappresenta la vibrazione sinusoidale del terreno sottoposto ad una perturbazione sismica :


Frequenza di vibrazione geosismica
periodo sec. numero di sinusoidi X minuto
20 3
15 4
12 5
10 6
8,6 7
7,5 8
6,66 9
6 10
5,45 11
5 12
4,61 13
4,28 14
4 15
3,75 16
3,53 17
3,33 18
3,16 19
3 20

IL SISMOSCOPIO

In ogni casa, anche nella vostra é presente un sismoscopio, cioè uno strumento in grado di rilevare una scossa di terremoto, ma non di registrarla su carta. Infatti, un comune lampadario appeso ad un soffitto, é già un sismoscopio. Purtroppo, un lampadario presenta l' incoveniente di segnalare la presenza di un terremoto, quando già anche noi lo avvertiamo, perché` ci trema la terra sotto i piedi.

LO SMORZAMENTO

Il pendolo di un sismografo per tracciare dei diagrammi affidabili, deve oscillare solo se eccitato da un'onda sismica. Purtroppo, tutti i pendoli, una volta entrati in oscillazione, se non vengono frenati continuano ad oscillare per svariati minuti. Oscillando con un moto proprio non sarebbero perciò` più in grado di percepire le successive vibrazioni generate da un sisma, che potrebbero attenuarsi, ma anche aumentare d' intensità. Per evitare questo inconveniente, e` necessario che il braccio del pendolo disponga di un efficace circuito di smorzamento, che non modifichi minimamente la sensibilità

COME SI LEGGE UN SISMOGRAMMA

A prima vista un sismogramma ci appare come un insieme confuso di linee tratteggiate, difficilissimo da interpretare. In effetti le analisi di un sismogramma potrebbe sembrare complessa, pero` se ci seguirete vedrete con quanta facilita` riuscirete a decifrare questi segni e come, con un po` di pratica, potrete anche distinguere un terremoto da un microsisma, una variazione brusca delle pressione atmosferica, da una frana, da uno slittamento del terreno o da una mareggiata, e calcolarne la distanza e l' intensità. Prendiamo dapprima il sismogramma di un terremoto a notevole distanza. Dopo le cortissime linee, causate dai microsismi presenti in zona, subito si notera` un aumento della loro ampiezza. Nel punto in cui si verifica questo aumento l' ampiezza, vi e` l' inizio del terremoto. Queste onde di bassa intensità` sono le onde P che tracciano sulla carta delle linee molto condensate perché la loro frequenza risulta alta. Dopo un certo lasso di tempo (dipende dalla distanza dal sisma ), noteremo un primo picco d' ampiezza maggiore e le loro prime onde leggermente più larghe delle precedenti (distanza tra due linee ), perché la loro frequenza la meta` di quella già registrata. Queste onde, come avrete intuito, sono le onde S, cioè le secondarie che, viaggiando a velocità dimezzata rispetto alle onde P, arrivando al sismografo in ritardo. Dopo le onde S che possono prolungarsi per molti minuti, noteremo le onde L che tracciano delle sinusoidi molto più ampie e anche molto più larghe., perché la loro frequenza e` molto bassa. Le prime volte potreste anche trovarvi in difficoltà` nello stabilire quando finiscono le onde P ed iniziano le onde S ,perché le onde P , continuano ad essere registrate dal sismografo si sommeranno alle onde S. Normalmente quando le onde S si sommano alle onde P , noteremo subito un aumento dell`ampiezza del segnale (verificare nei diversi sismogrammi riportati ). Conoscendo il tempo di arrivo delle onde P e il tempo di arrivo delle onde S, si potrà calcolare la distanza utilizzando la formula: Km.=(Vp x Vs):(Vp -Vs) x (Ts-Tp)x60 dove: Vp= velocità in Km./secondo delle onde P; Vs= velocità in Km./secondo delle onde S; Ts= tempo di arrivo delle onde S in secondi; Tp= tempo di arrivo delle onde P in secondi;

Sismogramma con onde P ed S

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