L'ETA' AUGUSTEA

La tradizione

 

Augusto svolge un'intensa attività legislativa di carattere moralistico tesa alla restaurazione del mos maiorum: pene contro l'adulterio, ripristino del tribunale del padre di famiglia, limitazione del lusso, punizione dei brogli elettorali, incentivo dei matrimoni e della procreazione.

A queste seguono le leggi restrittive riguardo all'affrancamento degli schiavi e le limitazioni imposte alla carriera dei liberti e infine la rigida determinazione dei confini tra le classi sociali (ordine senatorio, equestre, plebeo), che si erano andati allentando.

Inoltre, Augusto persegue un'azione religiosa che si ispirava agli imperativi nazionali. Ossessionato dall’angoscia della decadenza religiosa dei suoi concittadini e dall’urgenza di rimediarvi, recupera le forme più tradizionali del passato, il cui corollario era la presentazione del mos maiorum, cioè degli esempi tramandati dagli avi, delle virtù di semplicità, di purezza familiare, di incrollabile fermezza, di coraggio, su cui era fondata la grandezza di Roma.

Con questo proclamato nazionalismo, la restaurazione religiosa di Augusto si dichiara contro i progressi dei culti orientali e i loro misteri, ammettendo unicamente il culto di Cibele, la Gran Madre degli dei, che egli associa alla famiglia Giulia: la sua amata sposa Livia si vede identificare con Cibele e anche con Giunone, Venere, Cerere o Vesta.