Il seguente saggio è stato interamente trascritto da un dossier realizzato dall'UNICEF intitolato: "Aria ".
Con gli alunni abbiamo scovato questo interessantissimo documento, navigando su internet alla ricerca di materiali utili per la nostra ricerca. Il motore di ricerca utilizzato è stato Altavista. L'indirizzo del sito dell'unicef, che raccoglie anche altri studi oltre a quello qui sotto riprodotto, è il seguente:

http://www.unicef.it/aria.htm#categoria



UNA CATEGORIA A RISCHIO


Per motivi biologici i bambini sono più sensibili degli adulti ai rischi ambientali: su scala mondiale i due terzi di tutte le malattie prevenibili aventi cause ambientali colpiscono i bambini.
L'età è un fattore determinante del rischio ambientale perché tutti i processi di assorbimento e di metabolismo sono accelerati nell'infanzia, mentre la vulnerabilità dei tessuti all'esposizione a varie sostanze presenti nell'ambiente è molto più accentuata che non negli adulti. Inoltre le abitudini di vita dei bambini (vita all'aria aperta, contatto col suolo, mani perennemente in bocca) li rendono più esposti alle sostanze inquinanti presenti nell'ambiente. L'effetto combinato di una maggiore vulnerabilità costituzionale con le maggiori opportunità di esposizione alle sostanze presenti nell'ambiente - soprattutto pesticidi e inquinanti atmosferici - può diventare per i bambini un autentico fattore di rischio. Inoltre i bambini sono esposti al rischio ambientale fin da piccolissimi o addirittura ancor prima di nascere, in quanto assorbono sostanze nocive già nella fase di gestazione e quindi attraverso l'allattamento al seno; ciò che preoccupa quindi nei bambini è la lunga durata e la suscettibilità all'esposizione di sostanze il cui effetto negativo è potenziato dal contatto per lunghi periodi di tempo...
Un altro importante fattore predisponente è costituito dal fatto che i bambini respirano più aria degli adulti - circa il doppio per kg di peso corporeo - e l'aria che respirano è di peggiore qualità in quanto più vicina al suolo e quindi più piena delle micidiali polveri fini residuate dalla combustione dei carburanti, che tra l'altro vengono inalate e assorbite più in profondità di quanto non avvenga negli adulti. Il problema dell'inquinamento atmosferico è, nel Nord come nel Sud del mondo, di gran lunga il problema ambientale più serio: si calcola che qualcosa come 3 milioni di morti premature nel mondo - di cui circa il 90 % nel terzo mondo - sia dovuto a infezioni respiratorie croniche in larga misura determinate dalla cattiva qualità dell'aria. Mediante l'introduzione delle marmitte catalitiche per le auto molti paesi industrializzati, tra cui l'Italia, hanno significativamente ridotto la quantità di piombo e altri metalli., ma il problema inquinamento dell'aria è lungi dall'essere risolto perché permangono nell'atmosfera altre sostanze inquinanti, nonostante le innovazioni tecnologiche apportate alle auto.
Questa mutata attenzione da parte dell'opinione pubblica si è tradotta in attenzione da parte dei politici che, specialmente nei paesi industrializzati in cui appare ormai evidente a tutti che uno sviluppo dissennato senza controllo dell'impatto ambientale eserciti conseguenze perniciose sulla salute umana, stanno concedendo all'infanzia una certa priorità nelle loro agende. Segno tangibile di questa mutata atmosfera è la Dichiarazione di Denver del 1997 in cui i ministri dell'ambiente dei G8 si sono solennemente impegnati a prendere misure severe per limitare i danni determinati dall'inquinamento e dall'uso indiscriminato di sostanze chimiche in agricoltura sulla salute infantile: a migliorare la qualità dell'acqua e dell'aria laddove gli standard non siano adeguati, a monitorare i rischi rappresentati dall'esposizione al fumo passivo. La Dichiarazione raccomanda inoltre di acquisire nuove informazioni sui rischi che i cambiamenti climatici eserciteranno sulla salute delle giovani generazioni.

L'aria che respiriamo

Le statistiche a nostra disposizione sulla salute dei bambini italiani indicano nell'asma e nei disturbi dell'apparato respiratorio le malattie più diffuse.
Studi recenti condotti su scala internazionale (International Study on Asthma and Allergies in Childhood) (International Study on Asthma and Allergies in Childhood) sotto l'egida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità hanno individuato un nesso tra queste patologie e l'inquinamento atmosferico, nel senso che i principali inquinanti atmosferici, anche se non allergizzanti di per se stessi, sono accusati di aggravare e cronicizzare i sintomi e gli stati infiammatori dell'apparato respiratorio, agendo in sintonia con gli allergizzanti che per parte loro sono a loro volta in vertiginoso aumento nei paesi industrializzati. In particolare secondo i risultati del progetto internazionale Sidria sulle patologie respiratorie nei bambini (AA.VV., 1997) "tosse notturna, tosse cronica e catarro cronico (della durata di più di due mesi consecutivi) mostrano la tendenza ad aumentare con l'aumentare del livello di urbanizzazione". Tosse e catarro possono o meno essere legati all'asma: mentre le ricerche condotte nell'ambito del progetto Sidria non hanno dimostrato un collegamento diretto tra asma e esposizione a fattori inquinanti; per ciò che riguarda bronchite e tosse croniche è stata individuata una relazione tra queste patologie (ibidem, p. 1785) e l'esposizione a particolari sostanze come il biossido di azoto e l'anidride solforosa. Il campione italiano ha preso in esame 18.737 bambini residenti in varie zone d'Italia con diverso grado di urbanizzazione e ha rilevato che la maggiore incidenza (10,8%) delle patologie respiratorie abituali si ha tra i maschi, residenti in zone metropolitane o urbane e con un basso livello di istruzione dei genitori.
Dall'aria provengono quindi i pericoli maggiori per la salute dei bambini. Esistono a questo proposito indagini e studi condotti in Italia sugli effetti che alcuni composti chimici presenti nei combustibili e in altre sostanze più o meno diffuse nell'ambiente che ci circonda esercitano sull'apparato respiratorio infantile. Mentre, come rileva il Progresso delle Nazioni, le concentrazioni da piombo nel sangue degli abitanti, preoccupanti fino a pochi anni fa sono oggi in diminuzione in tutti i paesi industrializzati grazie ai programmi di riduzione dell'esposizione al piombo in atto (eliminazione o riduzione del piombo dalle scatole di conserva, dalle vernici e dagli alimenti, introduzione delle benzine verdi ecc...), dati relativi ad altre sostanze rivelano situazioni ancora molto problematiche.
Critica la situazione per ciò che riguarda il benzene presente nell'atmosfera e proveniente dai mezzi di trasporto, che, secondo recenti studi è una delle sostanze più pericolose per la salute dei bambini; sostanza volatile organica, eliminata dalla combustione delle comuni benzine e dal fumo di sigaretta, il benzene è dappertutto ed è difficile difendere i bambini dai rischi che comporta. Esso penetra nell'organismo attraverso i polmoni; una frazione compresa tra il 18 e il 50% del benzene inalato viene rapidamente assorbita dal sangue e soltanto la metà di questa quota viene eliminata come tale attraverso le vie respiratorie e in minima parte attraverso le vie urinarie mentre ciò che resta viene metabolizzato a livello epatico e in sottoprodotti idrosolubili. Il benzene è stato classificato tra le sostanze cancerogene per l'uomo. Ma manca la consapevolezza sui rischi che rappresenta per i bambini e conseguentemente sulle misure da prendere per limitarne i danni. Per esempio è certamente opportuno aerare l'auto durante le soste, nel corso di lunghi viaggi con i bambini, dal momento che il benzene, sviluppatosi al momento della combustione, si accumula dentro le autovetture. Sarebbe inoltre consigliabile evitar loro permanenze troppo prolungate in macchina, mentre tenere i finestrini aperti, abitudine cara ai bambini aborrita dalla maggior parte delle mamme, è al contrario una buona norma igienica.
Secondo le elaborazioni della Commissione Tossicologica Nazionale sull'esposizione al benzene, in Italia "da 16 a 272 dei casi annui di leucemia, su un totale nazionale di 5.500 casi sono imputabili al benzene". Tra questi i casi di leucemia nei bambini sono circa 400, circa l'8% (i dati sono stati forniti dalla sezione italiana dell'OMS ). Indubbio fattore di rischio per la salute dei bambini e non, il benzene è presente quasi ovunque in Italia anche se a livelli non particolarmente elevati rispetto al panorama europeo. Secondo le raccomandazioni dell'OMS, la riduzione della quantità di benzene dalle benzine e altre misure serie di limitazione del traffico potrebbero offrire un notevole contributo alla riduzione di questa sostanza dannosa dall'atmosfera.
Piuttosto preoccupante la situazione italiana dell'inquinamento da ozono, un inquinante secondario che si forma nell'atmosfera a partire dall'ossido di azoto; si tratta di un importante inquinante delle aree urbane, specialmente durante le giornate calde e assolate, allorché l'inversione termica impedisce all'aria di circolare e l'ozono rimane bloccato nell'atmosfera. La maggior concentrazione di ozono si ha di pomeriggio, nelle stagioni calde, in prossimità di zone alberate dove la sostanza si concentra. Si tratta di un elemento particolarmente irritante per le delicate mucose del bambino e per le vie respiratorie, che, paradossalmente, è più abbondante nei parchi e nelle zone verdi che non in mezzo al cemento. Quella che viene considerata come l'abitudine più sana e salutare in assoluto cioè accompagnare i bambini al parco sul far della sera delle giornate estive li espone in realtà al rischio-ozono. Meglio quindi privilegiare le ore del mattino per i giochi nel parco in piena estate. Per quanto non ancora del tutto chiariti gli effetti dell'ozono sui bambini riguarderebbero, secondo studi recenti condotti negli Stati Uniti e in Austria, principalmente la funzionalità polmonare e il sistema immunitario; ma si tratta soltanto di ipotesi, per ora non si può dire niente di preciso sugli effetti a lungo termine dell'ozono sui bambini.
Altrettanto micidiali le polveri fini, un altro residuo della combustione, sottili e penetranti nella mucosa bronchiale. Questo tipo di inquinamento supera spesso i valori massimi stabiliti, esercita pesanti effetti sulla salute della popolazione in tutte le fasce di età (è la causa di crisi respiratorie e attacchi di asma in soggetti già malati) e rappresenta forse secondo l'OMS il problema più rilevante dell'inquinamento in Italia. Secondo le recenti linee guida dell'OMS non esiste per queste sostanze un effetto soglia, cioè non esiste un livello al di sotto del quale non ci sono effetti negativi. Una limitazione di questo tipo di inquinamento attraverso opportune misure sarebbe quanto mai urgente.
Più dei singoli elementi è il mix di tutte queste sostanze nell'atmosfera ad esercitare effetti pesanti sull'apparato respiratorio dei bambini. Varie indagini condotte in diverse zone d'Italia tra gli anni 80 e 90 nell'ambito dello stesso progetto Sidria hanno evidenziato una maggior prevalenza di disturbi e malattie respiratorie nelle aree, come Roma, in cui la presenza di inquinanti nell'atmosfera è maggiore. In particolare in una ricerca i bambini residenti a Roma sono risultati affetti nei primi due anni di vita, più frequentemente di quelli residenti dell'area di riferimento (Viterbo) da malattie come bronchite polmonite, otite, catarro (Forastiere, 1992; Corbo, 1994).
Un altro studio più recente (Forastiere, in corso di stampa) ha evidenziato inoltre un peggioramento, anche se non di enormi proporzioni, di tutte le patologie respiratorie in quei bambini esposti a traffico pesante nei pressi della loro abitazione o della scuola. L'associazione tra esposizione al traffico pesante e incidenza delle malattie respiratorie è particolarmente evidente nelle aree metropolitane dove il traffico pesante fa aumentare di circa l'8% la probabilità di contrarre malattie respiratorie nei primi anni di vita, mentre nelle aree semiurbane e rurali l'esposizione al traffico pesante non fa aumentare il rischio di ammalarsi in modo significativo. Bronchite, bronchiolite e polmonite sono le malattie in cui il nesso causale con l'esposizione al traffico pesante è maggiormente dimostrato, ma sempre nelle zone urbane e metropolitane; viceversa essere esposti al traffico pesante se si vive in zone in cui l'aria non è inquinata non costituisce un grosso rischio per la salute (Forastiere, 1998, in corso di stampa ). Lo studio ha preso in esame 40.000 bambini di due fasce di età 6-7 e 13-14 residenti in diverse zone del paese. L'autore dell'articolo ipotizza che misure severe di limitazione del traffico potrebbero essere una efficace misura protettiva e preventiva della salute infantile.