Liceo Classico Plauto 

Settimana Scientifica 1998 

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OPINIONI DEI LETTERATI NEI CONFRONTI DEI MEDICI

 

1. Giudizi positivi
Cicerone (Ad Fam.,XIII, 20)
Seneca (De Ben.,VI, 16, 2)
2. Giudizi negativi
Plinio (Plin., N.H. XXIX, 7, 14)
Marziale (Epigr.,VI, 53)
Giovenale (Sat. 10, 21118-21)

 

Celso, Cicerone, Seneca manifestano stima e rispetto per la professione medica giungendo anche a tracciare un ritratto ideale del medico. Abbiamo gia' visto il dolore di Cicerone per la morte improvvisa di Alexion. In una lettera (Ad Fam.,XIII, 20) ci dice:
 
Asclapone Patrensi medico utor familiariter, eiusque cum consuetudo mihi iucunda fuit tum etiam ars, quam sum expertus in valetudine meorum; in qua mihi cum ipsa scientia tum etiam fidelitate benivolentiaque satis fecit. Hunc igitur tibi commendo et a te peto, ut des operam, ut intellegat diligenter te scripsisse de sese meamque commendationem usui magno sibi fuisse [...] Ho grande amicizia con il medico Asclapone di Patras e se mi e' stata molto piacevole la sua compagnia, altrettanto lo e' stata la sua arte di cui ho fatto prova con i malanni dei miei cari; nello svolgimento delle sue funzioni di medico ha dimostrato le sue capacita' professionali e umane. Percio' te lo raccomando caramente e ti chiedo di adoperarti perche' sappia che ti ho scritto di lui e che la mia segnalazione gli e' stata di grande aiuto.

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Altrettanto Seneca nel De beneficiis (De Ben.,VI, 16, 2);
 
[…] Itaque medico, si nihil amplius quam manum tangit, et me inter eos, quos perambulat, ponit sine ullo adfectu facienda aut vitanda praecipiens, nihil amplius debeo, quia me non tamquam amicum videt, sed tamquam emptorem. Ille magis pependit, quam medico necesse est; pro me, non pro fama extimuit, non fuit contentus remedia monstrare et admovit; inter sollicitos adsedit, ad suspecta tempora occurrit, nullum ministerium illi oneri, nullum fastidium fuit [...] huic ego non tamquam medico sed tamquam amico obligatus sum. […] E cosi' se il medico non fa altro che tastarmi il polso e considerarmi uno dei tanti pazienti, prescrivendomi freddamente cio' che devo fare o evitare, io non gli sono debitore di nulla perche' egli non vede in me un amico ma solo un cliente. Quello invece, il vero medico, si e' preoccupato di me piu' del dovuto; e' stato in ansia non per la sua reputazione ma per me; non si e' limitato a indicarmi i rimedi ma li ha applicati con le sue stesse mani; e' stato fra quelli che ansiosamente mi assistevano: di conseguenza io sono in obbligo ad un uomo simile non come medico ma come amico.

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Ma non tutti la pensavano come Cicerone o Seneca. Sentiamo Plinio che, riportando le parole di Catone, ne condivide le idee (Plin., N. H. XXIX, 7, 14):
 
"Dicam de istis Graecis, M. fili, suo loco, quid Athenis exquisitum habeam et quod bonum sit illorum litteras inspicere non perdiscere.Vincam nequissimum et indocile genus illorum, et hoc puta uatem dixisse: quandoque ista gens suas litteras dabit, omnia conrumpet, tum etiam magis, si medicos suos mittet. Iurarunt inter se barbaros necare omnes medicina, sed hoc ipsum mercede faciunt, ut fides is sit et facile disperdant. Nos quoque dictitant barbaros et spurcius nos quam alios opicos appellatione foedant. Interdixi tibi de medicis". "Ti parlero' di questi Greci, o Marco, figlio mio, a suo tempo e luogo e ti diro' cosa abbia trovato di buono ad Atene e che se e' opportuno dare uno sguardo alla loro letteratura, non vale certo la pena studiarla a fondo. Dimostrero' che e' una razza perversa e indocile e tieni queste mie parole a mente come se ti avesse parlato un oracolo; il giorno che costoro porteranno qui la loro scienza tutto sara' corrotto e ancor di piu' se arriveranno i loro medici. Hanno giurato fra di loro di sterminare tutti i barbari con l'uso della medicina e per questo si fanno anche pagare al fine di carpire anche la fiducia e per poterci piu' facilmente rovinare. Vanno chiamandoci barbari e ci deturpano piu' vergognosamente degli altri con il nome di Opici. Guardati bene dai medici".

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Meno "acido" di Plinio ma certo non piu' affettuoso nei confronti dei medici e' Marziale (Epigr.,VI, 53):
 
Lotus nobiscum est, hilaris cenavit et idem inventus mane est mortuus Andragoras. Tam subitae mortis causam Faustine requiris? In somnis medicum viderat Hermocraten. Andragora aveva fatto il bagno con noi, aveva allegramente cenato e al mattino e' stato trovato morto. Mi chiedi o Faustino, la causa di una morte cosi' improvvisa? Aveva visto in sogno il medico Ermocrate.
 
E ancora (Epigr., I,30);
 
Chirurgus fuerat, nunc est vispillo Diaulus. Coepit quo poterat clinicus esse modo. Diaulo era stato chirurgo: ora e' un becchino. Comincio' la sua carriera di becchino nel modo che gli era possibile.

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E Giovenale (Sat. 10, 21118-21):
 
[…] Quorum si nomina quaeras promptius expediam quot amauerit Oppia moechos, quot Themison aegros autumno occiderit uno […] Avrei piu' velocemente enumerato gli amanti di Oppia che i malati uccisi in un solo autunno da Temisone.

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