L'ETA' AUGUSTEA

Le Res gestae

 

Il manifesto politico rappresentato dalle Res gestae, non contiene un programma definito di riforme, ma i tratti principali del nuovo ordine, il quale, senza rompere con le forme tradizionali, e anzi esaltando propagandisticamente alcuni di essi, si basasse sugli orientamenti precisati dal fondatore di una dinastia.

Si proporrebbe, quindi, di offrire una base all'apotheosis del princeps augustus, figlio del divus Iulius e provvisto di una suprema auctoritas promanante dalla sua divinità e dalla sua trionfante umanità civile e guerriera. Così si spiegherebbe il tono delle Res gestae, la continua prima persona agente nei verbi, il pronome possessivo di prima persona martellante (17 volte nei capitoli analizzati).

E' indubitabile che una forte ispirazione provvidenziale e teocratica è presente anche in quest'opera epigrafica lasciata dal divus Augustus, che non poteva non avere la facoltà di designare per via di adozione il suo successore, come il divus Iulius aveva fatto con lui. Si trattava dunque di una divinità costituente il fondamento di una dinastia pragmatica e statuale, saldamente vincolata alla sfera della politica e del diritto.

Una svolta decisiva, comunque, nella storia dello Stato che aveva rifiutato di registrare per nome i propri condottieri e, persino, con Cesare, narrato eventi di immensa portata storica usando il pronome di terza persona. L'uso della prima persona, l'autoelogio ininterrotto di Augusto, il rigore formale, il formulario da religione di Stato sono il mezzo stilistico di una maestosa sacralità che l'autore pone come una delle massime fonti del suo potere (Canali).