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TENUTA DI CASTEL PORZIANO UNA VISITA AL PARCO
Il 15 maggio 97 abbiamo visitato la tenuta presidenziale di Castel Porziano; la tenuta confina con la via Pontina e via Cristoforo Colombo ed è estesa circa 5000 ettari. Lungo l'itinerario abbiamo potuto osservare diversi tipi di vegetazione, la macchia, la vegetazione delle dune sabbiose e il bosco misto. Nella macchia della tenuta troviamo molte specie che avevamo già osservato al Parco del Pineto: cisto (Cistus salvifolius,Cistus incanus), leccio (Quercus ilex), corbezzolo (Arbustus unedo), fillirea (Phillyrea latifoglia), lentisco (Pistacia lentiscus). La macchia cresce in ambienti non facili a causa del clima e dell'uomo. Il suolo è sabbioso, con presenza di sottili strati impermeabili di argilla che provocano la formazione di piccole falde acquifere superficiali. Qui il suolo è controllato dall'ENEA (Ente Nazionale per la ricerca e lo sviluppo delle fonti Energetiche Alternative), che effettua perforazioni per lo studio delle caratteristiche del sottosuolo e il monitoraggio delle variazioni del livello di falda. Proseguendo per una delle strade della tenuta, abbiamo notato delle specie tipiche della macchia e del bosco sempreverde mediterraneo, come ad esempio il ciclamino (Cyclamen repandum), che fiorisce in questo periodo ed è specifico del bosco di leccio; un'altra specie tipica della macchia e in particolare del bosco sempreverde è il pungitopo (Ruscus aculeatus), specie protetta, sia dalla Regione Lazio che dalla CEE, perchè a rischio di estinzione a causa della sua raccolta per una funzione essenzialmente ornamentale (pianta natalizia). Giunti nella macchia di retroduna abbiamo potuto osservare la cosidetta palma nana (Chamaerops humilis), già studiata all'Orto Botanico. Questa specie esiste sin dai tempi degli antichi romani, che la usavano come ornamento per i loro giardini. In Italia è diffusa soprattutto fino alla Toscana, ma possiamo trovare qualche esemplare anche in Liguria e in Sardegna. Il suo ambiente naturale è appunto quello litoraneo, essendo una pianta molto resistente sopravvive anche su territori che hanno subito incendi. Nell'area retrostante la duna, prossima alla strada litoranea, il terreno sabbioso, è coperto da una macchia bassa che è esposta a rischi maggiori a causa di due fattori importanti: uno naturale, il vento; l'altro umano, la strada. Infatti la strada apre un varco tra le piante, e il vento, ricco di salsedine, può aggredire più facilmente la macchia. Dalla strada, inoltre, provengono più facilmente gli incendi ed è per questo che le piante vivono in condizioni molto difficili. Continuando la visita, abbiamo notato una particolarità del terreno in certe zone è smosso a causa dei cinghiali, che per raccogliere le ghiande del leccio, scavano dei solchi. Alcuni di questi animali vengono trasferiti in altri ambienti, altri soppressi, perchè essendo in numero elevato potrebbero degradare la vegetazione della tenuta. In assenza di predatori naturali la crescita della popolazione sarebbe incontrollata. Abbiamo effettuato l'ultima tappa sulla duna litoranea ad una distanza di circa 80 m dalla battigia. Qui abbiamo potuto osservare la vegetazione e la morfologia della costa; questo tratto del litorale è formato da dune sabbiose che digradano verso il mare formando la spiaggia. Le dune costituiscono una protezione dagli agenti atmosferici per la zona pianeggiante su cui si estende la tenuta. Queste dune sono formate da detriti sabbiosi che vengono trattenuti e conservati dalle piante, le quali impediscono, quindi, il loro spostamento. Qui il suolo è permeabile così la salinità è scarsa; le piante che colonizzano le dune vivono in condizioni particolarmente difficili, nei periodi più caldi la sabbia raggiunge temperature molto elevate (60-70 °C), inoltre la scarsità di precipitazioni e il suolo permeabile fanno si che la disponibilità d'acqua sia molto contenuta. Per quanto riguarda invece la salinità del suolo, questa viene ridotta dalle infiltrazioni dell'acqua piovana nella sabbia permeabile. Pianta tipica della duna è Anthemis maritima, di cui abbiamo osservato un esteso popolamento in piena fioritura.
Qui, come in tutti gli ambienti costieri mediterranei, troviamo le cosiddette piante "costruttrici", come Ammofila arenaria, che trattengono la sabbia e contribuiscono alla formazione delle dune costiere. Altri tipi di piante che sopravvivono in questi ambienti sono Ciperus calli e Echinophora spinosa; alcuni arbusti come i ginepri coccoloni (Juniperus oxicedrus) facenti parte del gruppo delle conifere. Possiamo quindi dire che in questi ambienti c'è una forte selezione delle piante. Il clima di questa zona è di tipo mediterraneo, ma presenta due aspetti diversi: uno costiero più caldo e arido, l'altro interno più fresco e umido a causa della presenza di una falda acquifera superficiale. Un'altra zona protetta della costa laziale è il Circeo; è significativo il fatto che in tutto il litorale laziale le uniche zone in cui esistono le dune sono quelle protette. Là dove non è prevista alcuna tutela dell'ambiente questo habitat è stato completamente cancellato. Infine abbiamo osservato, nella foresta planiziale, una piscina naturale: qui troviamo la testuggine acquatica o tartaruga (Emys orbicularis). Questi ambienti naturali sono molto rari nelle foreste planiziali (nel Lazio, Castel Porziano, Circeo). Con la scomparsa di queste foreste, a seguito delle bonifiche, tali ambienti si vanno estinguendo e con essi gli animali e le piante che vi abitano. Il clima qui è più fresco; d'estate fa caldo anche qui, ma è sempre più sopportabile rispetto al resto della tenuta. La piscina è circondata da un bosco di caducifoglie dove possiamo trovare la farnia (Quercus robur) e il cerro (Quercus cerris). Una curiosità di questa piscina è che il terreno intorno è smosso (insolio), perchè i cinghiali si rotolano nel fango per eliminare i parassiti cutanei. |