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Fu vanto dei Romani e dei vari " curatores aquarum " l' aver affrontato e risolto grandiosamente il problema dell'approvvigionamento storico della città attraverso la costruzione degli acquedotti.
Sparsi per tutto il mondo antico, in Spagna, in Francia, in Germania, in Grecia, in Asia Minore, in Africa, si elevano ancora oggi circa duecento acquedotti costruiti dai Romani conquistatori.
La grande invenzione dell' arco (appresa dagli Etruschi) permise la costruzione di lunghissime campate per sostenere le condutture.
I Romani preferirono quasi sempre il sistema ad archi per comodità ed economia: infatti mentre disponevano in abbondanza e a buon mercato di travertino, mattoni e cemento, le tubature metalliche, invece, sarebbero riuscite costose e malsicure.
L' ACQUA APPIA: fu condotta a Roma da Appio Claudio Cieco, nel 512 a.C.; questo acquedotto quasi tutto sotterraneo era lungo più di 16 km. Da
Porta Maggiore si dirigeva verso il Celio e dopo aver attraversato l' Aventino andava a sboccare nel Foro Boario, presso la Porta Trigemina. Aveva una portata di acqua di 73.000 mq al giorno ed era costituito da blocchi di tufo muniti di una cavità centrale.
L' ANIO VETUS: fu il secondo acquedotto di Roma, realizzato nel 272 a.C.: esso fu costruito dal censore Manio Curio Dentato. Aveva origine dall' Aniene, in una località tra Vicovaro e Mandela. Entrava a Roma alla Spes Vetus, l' odierna Porta Maggiore, attraversava l' Esquilino sempre in condotto sotterraneo e finiva vicino alla stazione Termini. La sua capacità era di 175.920 mc circa al giorno.
L'ACQUA TEPULA: completata nel 125 a.C. dai censori C.N. Cepione e L.Cassio Longino, giungeva dai Colli Albani e il suo nome era dovuto alla temperatura piuttosto calda dell' acqua. Proveniva a Roma alla Spes Vetus e seguiva lo stesso percorso dell' Acqua Marcia. La sua capacità era di 17.800 mc al giorno. Dal 33 a.C. l' Acqua Tepula fu miscelata con l' Acqua Julia in un canale sotterraneo presso la Via Latina; da questo punto i due acquedotti si separavano nuovamente, riuscendo all' aperto, sovrapponendosi all' Acqua Marcia (la sovrapposizione dei tre acquedotti è ancora visibile a Porta Maggiore).
L'ACQUA JULIA: Proveniva dalla sorgente Squarciarelli. A Roma seguiva lo stesso percorso dell' Acqua Marcia; e la sua antica mostra si trova tutto ora a Piazza Vittorio.
L'ACQUA VERGINE: L' acqua Vergine fu condotta a Roma da Agrippa nel 19 a.C. Parte dalle sorgenti di Salone, vicino a quella dell' acqua Giulia e raggiungeva, vicino al Pincio, la città. Dall' odierna Piazza di Spagna continuava su arcate che sono ancora visibili in Via del Nazareno e in Via del Bufalo. Traversata Via del Corso continuava il suo percorso lungo la Via del Seminario. Le arcate finivano vicino al Pantheon. L' acqua giungeva alle terme di Agrippa e oggi alimenta la fontana di Trevi, quella dei Fiumi a Piazza Navona e la Barcaccia a Piazza di Spagna.
L'ACQUA ALSIETINA: l' Acqua Augusta fu condotta a Roma da Augusto nel 2 a.C. Proveniva dai laghi Martino e giungeva a Roma attraverso il Gianicolo, dopo un percorso di 32.815 m. circa. Aveva una portata di acqua di 15.600 mq.
L'ACQUA CLAUDIA: questo acquedotto insieme all' Anio Novus, fu iniziato da Caligola nel 38 d.C.e terminato da Claudio nel 52 d.C. Si tratta della più grandiosa realizzazione fra tutte.
L' acqua veniva captata al XXXVIII miglio della Via Sublacense, dalle sorgenti Cursio e Ceruleo e giungeva a Roma dopo 68.681 m di percorso, 15.060 dei quali fuori terra, con circa 16 km di arcate in tufo. L'acquedotto arrivava a Roma alla Spes Vetus: il doppio arco monumentale, noto come Porta Maggiore, ne sostituisce l' elemento più vistoso. Queste, come le arcate, che le precedono e le seguono, furono incluse più tardi nelle mura Aureliane. All' altezza di Porta Maggiore dall' acquedotto si staccava un ramo, costruito da Nerone che, sempre su arcate si dirigeva verso il Celio, seguendo più o meno il percorso dell' acqua Appia. Gli archi sono visibili in vicinanza di San Giovanni, a Piazza Navicella e sopra l' arco di Dolabella e Silano. Da qui essi si dirigevano al tempio di Claudio, alimentando il ninfeo neroniano sul Palatino.
ACQUA TRAIANA:
Esso fu costruito nel 109 d.C.e servì ad alimentare le terme di Traiano.
Le sorgenti erano vicino al lago di Bracciano: da qui l'acquedotto giungeva al Gianicolo, dopo un percorso 32.500 metri, in cui seguiva per un primo tratto le vie Cassia e Clodia, poi l'Aurelia fino a Porta San Pancrazio.
E' stato scoperto nel 1912, sotto l'attuale Accademia Americana, in via Angelo Masina. L'acquedotto è in parte utilizzato per l'acqua Paola.
ACQUA ALEXANDRINA: l'acquedotto Alessandrino è l'ultimo in ordine cronologico.
Esso è dovuto all'imperatore Alessandro Severo, e fu condotto in città intorno al 226 d.C.
L'acqua proviene da una località a 3 km. a nord del paese di Colonna, a Pantano Borghese, e giunge a Roma su tipiche arcuazioni rivestite in laterizio, che seguono la via Prenestina, la via Labicana e si concludono a Porta Maggiore.
Essa fu utillizzata fra l'altro per le terme Alessandrine, rifacimento di quelle di Nerone in campo Marzio.
La capacità totale dei nove più antichi acquedotti, era quindi di circa 992.200 mq al giorno.
Se si calcola a circa un milione la popolazione di Roma in età traianea ne risulterebbe una disponibilità di circa 1000 litri per abitante, che possiamo confrontarli con i 475 litri per abitante, disponibili in Roma nel 1968.