MARMI

MARMI

40 ANNI DI MODA
PER 40 ANNI DI SPORT

Roma - Stadio dei Marmi
16 Luglio 1986


Vrtti Opera
Comitato Olimpico Nazionale Italiano

Marmi

40 anni di moda...40 anni di Repubblica 40 anni di Sport

Eji

Moda italiana: una storia scritta sui "Marmi"

Il cast


indietro


Marmi

Marmi, metafisicamente marmi.
Gli spettacoli ormai nascono tra le pieghe della città. Perché è tra queste pieghe, risvolti tra lo spazio e il tempo, che la città, come stratificazione di memorie e di "azioni", esiste, anzi esisterà.
Lo Stadio dei Marmi è uno di questi luoghi. Perché innanzitutto esiste "lo spazio", poi esiste il rapporto con esso.
Come a maggio scorso alla Casina del Cardinal Bessarione, con "Nocturnalis". Le statue, anime virtuali di blocchi di marmo, sono i personaggi dello spettacolo, e con essi si gioca a ballare, sfilare in alta moda, su di essi, principalmente, si rovescia l'impeto della luce delle tecnologie, della creatività-arte e dell'immaginazione.
Questi marmi non sono stati "pensati" per questi nostri ultimi quarant'anni ma invece sono proprio questi nostri anni repubblicani che hanno permesso di usarli liberamente e gioiosamente, e per noi, anche "metafisicamente".
L'arte, la moda, la danza, la tecnologia si specchiano e diventano spettacolo, teatro.
E lo sport è una danza, è il flash di un'immagine o di un'emozione, e comunque il segno immanente di tensione e rigore, ma anche di armonie e sorrisi.
Lo Stadio dei Marmi nel suo fantasiosamente millenario splendore.

Francesco Franci

Nello spazio metafisico dello Stadio dei Marmi a Roma la moda è il filo conduttore attraverso i quarant'anni della nostra vita repubblicana in una suggestiva spettacolarizzazione tecnologica tra danza, teatro e musica, con la partecipazione dei più importanti stilisti italiani.
Quattro quadri dagli anni '50 al '60, dal '70 agli '80 per una rivisitazione storica del costume italiano attraverso la moda di quegli anni, con ogni situazione caratterizzata da una differente creazione spettacolare.
I nostri ultimi quarant'anni sono stati caratterizzati anche da una parallela crescita della cultura e pratica sportive, non a caso quindi questo spettacolo si svolge in uno degli spazi sportivi più belli del mondo, un'opera architettonica all'in-terno del complesso del Foro Italico gestito dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
L'impianto architettonico dello stadio è la naturale scenografia dello spettacolo.
I "marmi", le scalinate o le immense statue bianche, fanno da schermo tridimensionale per proiezioni luminose, o per interventi pittorici di famosi artisti con i light gun o con le laser-grafie.
Mentre l'immagine video fa da contrappunto elettronico all'immagine reale: grandi videoproiezioni moltiplicano l'azione scenica arricchendola di elaborazioni computerizzate in tempo reale. L'alta tecnologia, quindi, come raffinato e sofisticato strumento d'arte.
La spettacolarizzazione si avvale tra l'altro della collaborazione della danzatrice giapponese Ejì. con l'énsemble "butho" del "Groupe d'Etude pour une Danse-Théátre de demain" diretto da Yúji Hirooka.
Elaborazioni musicali in tempo reale di suoni campionati dal vivo da un computer, ed elaborazioni elettroniche di brani preregistrati faranno da play-black all'intero spettacolo.

torna all'inizio


40 anni di moda... 40 anni di Repubblica, 40 anni di Sport

E' risaputo che la personalità dell'uomo si forma nel primi anni di vita. Già prima dei sette anni il bambino ha in sé l'uomo che diverrà: il bambino è il padre dell'uomo.
Nella scoperta di sé e del mondo esterno, della realtà, elementi fondamentali sono le emotività e la fantasia che si sprigionano e si concretizzano nel gioco. La stessa struttura emotiva del gioco che la la ritroviamo nelle favole, nel mito, nella religione.
L'arte è una delle vie che conducono ad una visione oggetti . va della vita umana, non imitazione, dunque, ma scoperta della realtà.
Con il gioco il bimbo scopre la realtà così come con l'arte l'adulto. In questa identificazione alcuni hanno elaborato una teoria dell'arte assimilandola al gioco.
Nessuno dei tratti propri dell'opera d'arte manca all'attività ludica a livello psicologico: entrambi non hanno un carattere utilitario, non uno scopo pratico.
Simili arte e gioco? Solo apparentemente, perché il gioco ci dà della realtà una immagine illusoria; l'arte invece penetra e va alle radici della realtà attraverso forme, linee, segni, timbri, colore.
Eppure, pensando alla computer art, la prima impressione è proprio quella di comparare questa nuova tecnica al gioco. Non tanto ad una teoria dell'arte come gioco, quanto a ciò che di libertà possiede l'attività ludica.
Perché se non si può essere d'accordo con Schiller quando afferma che "L'uomo' è completamente uomo soltanto quando gioca" tuttavia non va negato al gioco degli adulti un fine liberatorio oltre che demistificatorio.
Nella computer art, l'immaginazio-ne come invenzione e visualizzazione fanno parte del gioco, la creazione è arte. L'arte che il pittore crea sulla superficie del computer è pur sempre fatta con pennelli e colori quelli particolari della macchina, (56 tipi di segni e stesure, 16 milioni di varietà di colori) che è, finalmente, al servizio dell'uomo.
E' qui' l'aspetto sacrale/dissacratorio dell'arte. Usare le nuove tecnologie invenzioni, pro/contro l'uomo, per liberarlo: per giocare bambino, per creare adulto, per farci conoscere la realtà della condizione umana.
Quindi il lato di invenzione della scienza si lega alla domanda del godimento estetico, ritroviamo così un legame da tempo ricorrentemente perduto e riconquistato. Infatti il linguaggio e l'iconografia generata dal computer oltre al maggior numero delle immagini sintetiche producibili, consente una nuova forma di comunicazione visiva, che permette al fruitore di adattarsi e interagire con l'immagine stessa.
Partendo da pure rappresentazioni matematiche il linguaggio e l'iconografia del computer vengono determinate dall'intervento diretto dell'artista che può controllare a pieno lo strumento meccanico. Il quale mentre consente alle immagini di accostarsi sempre più al reale, contemporaneamente può produrre forme nuove che non esistono, permettendo all'artista di esplorare in tempo continuo l'enigma stesso della pittura.

Nel giugno '84 presentando a Roma in collaborazione con VRTTI OPERA la prima esperienza di computer art di artisti italiani, scrivevo di Angeli, Boetti, Turcato: "Tre fra le massime espressioni artistiche contemporanee si ritrovano in un intervento con la computer grafica, dove l'idea-legame della avanguardia come condizione essenziale e permanente dell'arte diviene poetica dell'arte stessa.
Sulla nuova superficie del computer l'artista analizza, decodifica, segna, colora la distruzione dei supporti della tradizione già precedentemente annientata e scomparsa in queste opere, mentre crea forme e colori, nuove stesure e pulsioni (nelle immagini) con il "linguaggio pittorico" già penetrato nel nuovo mezzo meccanico/visivo.
Lo sconfinamento del segno e delle tracce pittoriche nel linguaggio computerizzato crea forme/luce, di colore/spazio, di ritmi visivi inusuali, e ancora, gamma di colori che vanno oltre lo spettro realizzati dall'artista con i nuovi materiali "Hard" e "Soft".
Ciò che fa sì che il computer, "la nuova memoria", diventi luogo di affascinanti eventi cromatici, determinati dall'artista attraverso la macchina futuribile, è l'analisi pittorica della stesura pensata e realizzata nel tempo reale/immaginario del digitale.
Il tempo della manualità pittorica diventa così più rapido del "clic" fotografico e si perde nel pensato pittorico che è già pittura".

Lo scorso marzo nel curare per "Futuro Telematico" di VRTTI OPERA il primo intervento pittorico in diretta, Roma/Parigi, con l'ausilio del computer grafico ed altre sofisticate attrezzature elettroniche, tra due artisti contemporanei, Antonio Corpora e Sebastian Matta, sottolineavo come nell'evento considerato, l'azione degli artisti non sarà tanto quella di creare dei videoclips, quanto un momento creativo fondamentale computerizzato in cui le arti visive compenetrandosi con le altre discipline - l'architettura, la musica, il teatro - diventano nuova spettacolarità, direttamente e non elemento scenico.
L'opera videografica non sarà solo l'informazione di' un nuovo linguaggio possibile anche nel campo artistico, quanto opere espressive di singole poetiche, le quali potranno dialogare all'interno della struttura teatrale in tempo reale per creare nuove forme di comunicazione e sollecitazione visiva". In questa visione ludica e rivoluzionara è avvenuto l'intervento di Franco Angeli, Alighiero Boetti, Giulio Turcato nel 1984, di Franco AngeIi nel 1985 e di Antonio Corpora--Sebastian Matta nel 1986 con la computer grafica.
Decodificando le forme del computer, gli artisti hanno ribadito l'idea-avanguardia dell'arte come condizione essenziale e permanente hanno giocato per e con noi; hanno sfruttato l'hard e il soft costringendo la macchina a essere per loro e quindi per noi, elaborando le loro tematiche poetiche di sempre.

Oggi, per "Marmi" accanto alla videoperformance in tempo reale di Antonio Corpora, nelle trasparenze proprie del mezzo che rende determinato il bagliore iconografico, immaginario e reale, del grande maestro italiano che seguendo i percorsi nella sua originale teoria del colore, come tensione e risveglio della materia, riesce anche a servirsi di nuovi strumenti tecnologici; alcuni light guns proietteranno opere di Franco Mulas, pittura dalla luce neometafisica, che affonda le radici nella tradizione mediterranea della luce, dai Greci agli artisti rinascimentali.
Dunque luce non naturalistica, ma mentale scandita, cinematografica, monumentale, luce di pregnanze psicologiche e non di introspezione psicologica quella che accomuna nella diver-sità poetica il lavoro di due generazioni artistiche.
"Marmi" non poteva che nascere in un contesto architettonico metafisico da rivalutare, che solo la Repubblica con la sua democrazia consolidata poteva permettere, spogliandolo degli ideologismi che ne hanno imbrigliato i valori plastici per troppo tempo: prima, durante e dopo la sua realizzazione.
Riconducendo lo Stadio dei Marmi all'idea originale di Enrico del Debbio che lo ideò nel 1934 perché sempre nella creatività vi è il tradimento inconscio al committente.
In "Marmi" vi sono anche le realiz-zazioni marmoree di Giovanni Zanon che giunge al dominio della pietra, scoprendone la straordinaria possibilità di utilizzo in una molteplicità di forme originali dove il designer-artista coniuga la suggestione dell'antico con la moderna concezione dell'oggetto.
"Marmi" raccoglie gli sconfinamenti dei diversi linguaggi nelle nuove tecnologie, fuori dallo spazio teatrale convenzionale, frantumando lo spazio scenico lo spettacolo diventa contemplazione sinestica.
La luce della pittura, la danza, l'architettura, la scultura, la musica e la moda, intesa quale invenzione di nuovi simbolici personaggi, trasformano continuamente la scena in una interazione continua che tende a cogliere una nuova ed originale totale unità.
La materia teatrata diventa "l'immaginario", "locus" del fissato pittorico-musicale e del teatrale, non come funzione della rappresentazione ma quale funzione di una ricerca continua di un nuovo linguaggio futuribile possibile.
Il filo che lega le singole espressioni creative è la continua ricerca, che qui ha modo di esprimersi in maniera nuova, rispetto a quella che è la tradizione. Non rinnegandola, ma guardando ad essa in maniera del tutto insolita.
Ispirazione che si' libera da ogni' riferimento ideologico sviluppando la propria ricerca sul linguaggio, la luce, il colore, il tratto in completa autonorma all'insegna della libertà.
Quella stessa libertà che esplode nelle trasparenze, tra forme e segni tra un cangiare di colori e suoni. La fantasia come emozione, l'irrazionale come momento ludico, il senso gioioso della vita predominano e pare vogliano irrompere fuori dal teatrale e investire in un abbraccio gioioso tutta l'umanità.
In Marmi, il movimento è colore, la forma plasma Il colore, il suono muove la forma colorata, la forma colorata risuona nel costume e nella moda dentro il teatro giapponese.
Teatro nel quale troviamo la stessa ieracità, la stessa solennità dei gesti delle sculture, dove nulla vi è di superfluo o accessorio, ma tutto si svolge in un signifi-cativo non sempre immediatamente decodificabile, come fu per il ciclo pi-torico occidentale del 1969 di' Franco Mulas che non a caso è presente, quale elemento pittorico-scenografico dello spettacolo.

Gianfranco Proietti

torna all'inizio


Eji

Eji Per esempio domando ad una persona che sta camminando sul marciapiede: "Quale azione stai facendo ora?".
Lei risponde sicuramente: "Cammino".
E' vero che fisicamente sta camminando. Ma moralmente? E la sua coscienza?
Forse lei cammina pensando di camminare?
No. Lei cammina pensando: "Vado fino là" oppure: "Fa caldo".
Un giorno decido di camminare pensando di camminare.
Questo non vuol dire camminare bene o camminare dritto. Semplicemente camminare, senza avverbi, senza alcuna coscienza.
Prima di ordinare al mio corpo di camminare entro interamente nello stato in cui il mio corpo cammina.
Infatti le gambe non sono motivate dalla bellezza, dalla puntualità o dalla finalità.
Quello che motiva è qualcosa che non posso comprendere. E' l'io-stesso che non so spiegare.
E la natura? Prima ho parlato di camminare senza coscienza, senza pensare, ma non pensare non vuol dire non sentire. Meno si pensa, più si sente.
Di fronte ad una stimolazione l'io naturale, tutta la storia dopo la nascita dell'universo e più recentemente quella della mia nascita, reagisce.
L'io-stesso, che non so spiegare ma che esiste sicuramente, fa muovere il mio corpo.
Questo movimento non è l'interiore, è la mia danza.
Eji (redatto da Yúji Hirooka)

torna all'inizio


Moda italiana: una storia scritta sui marmi

Le case di moda partecipanti:
Albertina, André Laugh, Antonelli, Basile, Biagiotti, Byblos, Brioni, Varosa, Centinaro, Fendi Ferragamo, Forquet, Galitzine, Gattinari, Genny, Gherardini, Giancarlo Ripà, Gianfranco Ferré, Gianvattista Vannozzi, Litrico, Mario Valentino, Maurizio Galante, Massimo Fioravanti, Mingolini & Guggenheim, Schubert, Sole Vannetti, Sarli, Tele-idea dell'Accademia Koefia, Testa, Tricò, Trussardi, Walter Albini, Valentino.

Fernanda Gattinoni

Fu una grande avventura quella corsa la notte del 12 gennaio 1951 a Firenze in casa del marchese Giovan Battista Giorgini: Scbuberth, Carosa, Antonelli, Simonetta, Fabiani, Vanna, Noberasco, Veneziani, Marucelli e Giovannelli- Sciarra, e con loro anche Mirsa ed Emilio Pucci, si improvvisano "creatori " e, propongono la prima collezione di alta moda italiana, simettono ufficialmente in gara con la haute couture parigina togliendole non solo il primato, ma anche quella sua secolare splendida unicità.
La serata fu perfetta e importante, i compratori americani, i soli ad essere i nvitati, decretano il successo della moda italiana comprando molti modelli e i dieci diventano subitfamosi.
Un inizio romantico che in 40 anni ha portato il settore ad essere il più brillante dell'conomia italiana con un saldo attivo di molti miliardi tutti in monete pregiate: yen, dollari, franchi, sterline, fiorini e marchi.
Negli anni della ricostruzione la moda italiana trova uno spazio preciso: già al secondo appuntamento a Firenze iI salotto di Villa Torriggiani non basta più e viene concesso Palazzo Pitti.
La "Sala Bianca" diventa il contenitore delle meraviglie del made in Italy con molte firme nuove e tutte belle.
Dopo gli splendori fiorentini l'alta moda si trasferisce a Roma e gli anni '60 diventano veramente ruggenti: Valentino, Galitzine, Lancetti, De Barentzen, André Laug, Mila Schon, Fernanda Gattinoni, Fendi, Centinaro, Ripà, Forquet, Tiziani, Capucci movimentano gli appuntamenti che sono sermpre più internazonali.
E stato lo sbarco sulla luna a caratterizzare gli anni '70, la moda scopre finalmente la sua vocazione industriale e dal piccolo tavolo dell'atelier si passa a quello industriale dove a tagliare non sono più le forbici, ma il laser.

ValentinoL'interesse si sposta naturalmente a Milano dove crescono come funghi i nuovi nomi insieme alle nuove industrie, Laura Biagiotti, Missoni, Armani, Versace, Krizia, Mario Valentino, Genny, MaxMara, Ferragamo tutti sulle orme di Basile, che per primo sente necessità di rimanere "in casa", popolano i calendari delle manifestazioni che rendono Milano capitale del pret-a-porter.
I nomi alla ribalta negli anni '80 sono tanti e il sistema è molto cambiato rispetto agli inizi: ora c'è una grande tuttologia, profumi, licenze nazionali e internazionali, catene di boutiques nel mondo, contratti da cifre a troppi zeri.
La moda italiana ha fatto l'én plein e i suoi protagonisti vengono chiamati . ovunque, idoli e mecenati, industriali e creatori, a dare lustro e smalto al paese.
I nomi? sono quelli che conoscono anche i "Marmi": Ferrè, Moschino, Trussardi, Gherardini, Ferragamo, Albertina, Gucci, Byblos, ma già son pronte le nuove leve, escono da scuole, accademie e istituti i nuovi gei che allargheranno la strada e gli spazi.
La f avola continua e ogni giorno si fa più bella e interessante.

Pia Soli

torna all'inizio


Il cast

con il patrocinio di:
Regione Lazio - Assessorato allo Sport
Provincia di Roma - Asssessorato allo Sport
Comitato Olimpico Nazionale Italiano

in collaborazione con:
Comitato organizzatore dei 100 Giorni di Sport
RAI - Radio Televisione Italiana

ideato e organizzato da Hi Tec/Vrtti Opera
diretto da Francesco Franci
ideazione e direzione generale per la moda di Pia Soli
arti visive a cura di Gianfranco Proietti
promozione di Fulvio Valente

l'équipe di Hi Tec/Vrtti Opera con
Maurizio Pittacolo, Nunzio Antolini, Massimo Ius

computer art di Antonio Corpora
intervento visivo di Franco Mulas
luci di Ennio Guarnieri
computer graphics di David Del Bufalo
(in collaborazione con Audiovisual)
produzione musicale ed elaborazioni
computer music dal vivo di Angelo Talocci (Xenam)

Eji Ikuyo con Yaginuma per il
Groupe d'Etude pour une Danse-Théatre du Demain
diretto da Yuji Hirooka

Ufficio Stampa e Pubbliche Relazioni
Studuio Astra di Emenda Marinelli - Milano
Cesare Nissirio - Roma

per la moda:
coordinamento di "Applausi" di Titti Bassoli e Patrizia Diagonale
Patrizia Valcalebri, relazioni pubbliche

collaborazione alla regia di Johna Mancini
organizzazione: Umberto De Camillis, Rossella Corvo, Antonella Alessi

pettinature e trucco di
Marcello Montalbano per "Olivier"
Sergio Russo
I Nardi

per il ballo:
Gabriella e Vittorio Ivaldi, Luciana e Sergio Atzeni
Anna Maria e Maurizio Placidi, Dominique Lisacchi e Silvia Mezzetti
con la collaborazione del M° Walter Santinelli

torna all'inizio