La concezione meccanicistica
Il medico inglese William Harvey (1578-1657), che conseguì la laurea in
medicina a Padova, rilesse le opere di Galeno e ne perfezionò alcuni concetti:
comprese infatti la distinzione tra sangue venoso e sangue arterioso e come il
sangue regolava il ciclo di rinnovamento e di declino della vita.
Nel suo libro De Generatione Animalium (1651), descrive la nascita degli
animali dall'uovo similmente a quella delle piante dai semi: ritenne che un
principio informativo fosse impresso nei semi e nelle uova.
Secondo Harvey, l'individuo che nasce è già preformato (teoria del preformismo); il
pulcino è già presente a livello microscopico nell'uovo e quindi non si ha
mai una vera generazione in natura, ma solo la crescita delle parti di cui è
composto un individuo vivente.
La concezione creazionista, che impone la
fissità delle specie create da Dio secondo il credo della religione cristiana,
era salva.
Nel 1667 Niels Steensen medico svedese (detto Stenone), membro
dell'Accademia del Cimento in Firenze, scoprì le ovaie nelle femmine degli
animali e della donna; nacque così la teoria della partenogenesi (dal greco
generazione virginale), della riproduzione senza fecondazione e molto si di-
scusse all'epoca sull'argomento.
Si arrivò a concepire che nelle ovaie della
prima donna, Eva, erano già preformati tutti gli individui della razza ùmana
presenti e futuri.
Questa concezione fu ridicolizzata con il nome di iscatolamento universale, dal momento che nel 1677 il ricercatore di nome Leeuwenhoek scoprì al
miscoscopio lo spermatozoo nello sperma maschile che assomigliava come
forma ad un girino, larva acquatica degli anfibi del tipo delle rane.
La teoria dell'ovismo, secondo la quale lo spermatozoo serviva solo a stimolare la differenziazione dell'ovulo per iniziare la crescita di un individuo, fu molto criticata come quella che sosteneva come l'ovulo fosse soltanto il cibo per lo spermatozoo: questi conteneva un piccolo ed invisibile omuncolo nel suo interno che poteva crescere nutrendosi dell'uovo femminile.
Nel 1688 il naturalista Francesco Redi (Arezzo 1626-Pisa 1698) anch'egli
dell'Accademia del Cimento di Firenze, nel suo libro Osservazioni intorno
alla generazione degli insetti (1688), dette il colpo definitivo al vitalismo.
Con un semplice e riproducibile esperimento, egli dimostrò che un pezzo di
carne macellata da poco, se veniva protetta in una campana di vetro, si putrefaceva ma non produceva larve, mentre queste ultime brulicavano nei pezzi
di carne non protetti lasciati a marcire fuori della campana di vetro: dalle larve poi nascevano le mosche.
Pertanto al vitalismo - che fino ad allora aveva affermato che nei i viventi esiste un principio vitale qualitativamente superiore alla materia ponderabile, che organizza e dirige le forze della materia - succedette nell'epoca industriale (dal XVII-al XIX secolo) il modello interpretativo detto del meccanicismo, un'interpretazione della natura vivente dove lo studio della qualità e della finalità venne considerato estraneo allo scopo dell'indagine scientifica, mentre l'attenzione si accentra esclusivamente sulla misura delle quantità.
Il meccanicismo della scienza classica da Isaac Newton (1642-1727) in
poi ha quindi eliminato gradualmente qualsiasi finalità biologica e accenno
all'antico rispetto per la intelligenza della natura.
L'uomo, costruendo macchine sempre più potenti, si è sentito superiore ed estraneo alla natura, perché
convinto di essere capace di dominarla con lo sviluppo tecnologico.
L'interpretazione fisica di stampo meccanicista degli organismi viventi fu
sancita dal medico-chimico Friedrich Hoffmann (1660-1742): per lui il corpo
era simile ad una macchina progettata da Dio, che produceva calore con la
respirazione: "La vita - scrisse - procede dal movimento del sangue ... l'organismo vivente agisce con una serie di movimenti meccanici di contrazione
ed espansione", cioè del tipo dell'azione e reazione di una macchina a vapore.
La completa definizione della concezione meccanicistica della vita, fino
alle idee della scienza contemporanea, si è realizzata durante il nostro XX secolo che sta ormai per terminare.
Riassumiamo in breve alcuni passi fondamentali che hanno condotto alle ipotesi scientifiche che riteniamo tutt'oggi valide.
Riallacciandoci alla generazione spontanea di forme biologiche, l'esperienza comune lasciava adito a credere che dove non erano reperibili sistemi sessuati, gli organismi microscopici, osservati al microscopio, potessero formarsi ex novo nell'ambito di particolari inflisioni dove avvenivano i fenomeni di fermentazione, decomposizione o putrefazione.
Ogni riferimento alla generazione spontanea scomparve infine con l'opera
del chimico francese Louis Pasteur (1822-1895): si comprese che i suddetti
fenomeni erano tutti prodotti da microrganismi viventi quali le muffe, i fer-
menti, e i bacilli ecc. ...
Infatti bollendo l'acqua o vaporizzandola ed evitando l'ingresso dell'aria che trasporta tali microrganismi in gran quantità, si
può sterilizzare ogni possibile sviluppo fermentativo e degenerativo.
Non es-
sendo più concepibile pensare ad una biogenesi, generazione spontanea della
vita, era almeno necessario capire come si era evoluta (da evolutio--svolgere
in latino), per poi riscoprirne l'origine.
Pertanto all'interno della concezione
meccanicistica della scienza si è sviluppato, nell'ambito delle scienze della
vita, il pensiero evoluzionista.