Il Viaggio

L'ammiraglia italiana era partita da Genova alle 11.30 di giovedì 10 agosto 1933. Aveva appena lasciato il bacino di carenaggio per la riverniciatura e disponeva di una bella carena liscia. Due ore più tardi era a Nizza e nella sosta di 70 minuti imbarcava gli altri passeggeri.

   

rex22.jpg (40764 byte) modello della Queen Mary

Il comandante Tarabotto si era insolitamente trattenuto in plancia e di tanto in tanto puntava il binocolo all'orizzonte per poi tornare a scrutare il cielo; la sua continua presenza era insolita: spesso impartiva gli ordini per il viaggio al momento di lasciare il capoluogo  ligure e poi non si  faceva più vedere fino a New York. Nel pomeriggio, salpati da Nizza, incrociarono il Conte di Savoia che tornava dagli Stati Uniti. Le navi sfrecciarono a poca distanza, ad una velocità combinata di 100 Km/h, mentre le bandiere, i passeggeri e le sirene si scambiavano i saluti. Probabilmente il comandante del Savoia, Antonio Lena, faceva un cenno di saluto a Tarabotto , sperando avesse gradito la foto con dedica che gli aveva mandato da poco: i due comandanti non avevano tempo per frequentarsi e in genere erano sulle sponde opposte dell'oceano, ma la stima reciproca  aveva fatto nascere tra loro una sincera amicizia.

Alle 17.30 il Rex era a Gibilterra, ultima sosta prima di affrontare l'Atlantico. Mentre salivano gli ultimi passeggeri Tarabotto si chiuse nel suo studio con il comandante in seconda Ottino, e con Risso, il direttore di macchina. Guardarono assieme i bollettini meteo e discussero le ultime prestazioni del Rex che in Mediterraneo aveva tenuto una bellissima media di 28.63 nodi, anche se l'oceano era tutta un'altra cosa .......

rotta record.gif (467429 byte)

Alle 18.30 si spalancò la porta della Sala Nautica e Tarabotto apparve al centro della Plancia: rispose ai saluti dei suoi subordinati e, con voce in falsetto, ordinò avanti a tutta forza.

Risso era già pronto alle macchine e il vapore scalpiva nelle 12 caldaie, desideroso di uscirne. Appena liberato dalle valvole giunse rovente ai turboriduttori tramite i condotti di extra-potenza e le eliche cominciarono a prendere velocità. Per qualche istante a poppa si sprigionò la potenza dei motori della nave e poi il Rex cominciò a muoversi e a prendere rapidamente velocità, scomparendo all'orizzonte dietro ad una colonna di denso fumo nero.

Rex2.gif (112210 byte)

Agli ufficiali il comandante non disse molto, soltanto che questa volta aveva fretta di arrivare in America. Da quel momento Tarabotto non lasciò quasi mai la plancia, impegnato a scrutare l'orizzonte e a studiare le carte nautiche, nel difficile tentativo di battere i grandi e potenti motori del Bremen, dell'Europa e del Conte di Savoia.

Non basta avere le gambe più lunghe degli altri per vincere e Tarabotto sapeva bene che non poteva permettersi errori di alcuna sorta; intanto Risso informava, dalla sala macchine, che tutto funzionava per il meglio e che i bruciatori  polverizzavano 4600 kg di nafta ogni ora .

Il 12 il Rex coprì 524 miglia nautiche ad una media di 28,55 nodi, che era praticamente la velocità tenuta dal Bremen per migliorare il precedente primato mondiale. Bisognava fare di meglio; il Comandante poteva confidare nel progressivo alleggerimento della nave, per il rapido consumo di combustibile e nelle correnti estive polari, ma il tempo non prometteva niente di buono: si stava alzando un forte vento da Ovest. L'alba del giorno 13 rivelò cielo parzialmente coperto e mare agitato, ma Tarabotto non volle mollare e anche il Rex predilesse la sua natura di potente nave ocanica a quella di albergo di lusso, del tutto dimentico dei poveri passeggeri, chiusi in cabina per il mal di mare. Fece buio presto, con densi cumuli di nubi scure che venivano intorno al "levriero " e per tutta la notte il Rex galoppò incurante delle ondate che gli coprivano spesso la prua. Il giorno 14 il fronte della tempesta si era spostato a Sud-Ovest, mentre frequenti piovaschi si rovesciavano sulla nave, quasi a soffocarla tra due guanciali d'acqua: comunque la media giornaliera era salita a 28.70 nodi e il record si stava concretizzando rapidamente. 31839-trofeo.gif (1575046 byte)

Durante la notte il vento e il mare si calmarono, ma già alle prime luci del giorno di Ferragosto un'amara sorpresa attendeva il personale di plancia. Si stava alzando un denso strato di nebbia che avrebbe imposto di rallentare, facendo sfumare il record e la estenuante fatica sostenuta finora con tanta fierezza da uomini e macchine; sul ponte ci fu un interminabile attimo di "denso" silenzio in cui gli sguardi di tutti caddero su Tarabotto, che nella mente viveva il decisivo conflitto delle sue responsabilità.

Fu uno dei pochi momenti della sua carriera in cui venne assalito dal dubbio sul da farsi, ma sapeva che l'equipaggio si sarebbe rimesso docilmente alla sua decisione, per quanto grave potesse essere. Finalmente il Comandante puntò gli occhi all'orizzonte e determinato a proseguire confermò: " Avanti a tutta forza ". Il Rex, come se godesse di quella risoluzione, raggiunse le 30 miglia orarie. L'ufficiale marconista Adelmo Marchini, che ci ha lasciato un resoconto scritto dell'impresa andò orgoglioso a telegrafare: "A tutte le unità in ascolto - Qui s/s Rex - Posizione +1*57.Lat.N 46*51.Long.W - ATTENZIONE - DIREZIONE AMBROSE - STIAMO ARRIVANDO A 30 NODI ".

Nel frattempo le poderose sirene ruggivano ad intervalli regolari ( due colpi da 6 secondi ogni due minuti ) per avvertire la pericolosa presenza del mostro, prima che sbucasse repentinamente dalla nebbia.    

Dopo 10 ore con i nervi a fior di pelle la visibilità aumentò e la nave si lanciò nello scatto finale, che si concluse alle 4 e 40 di mercoledì 16 agosto, quando il Rex anziché rallentare e fermarsi per accogliere il pilota, sfrecciò a poche decine dal faro di Ambrose con le sirene che suonavano e con più di 27 ore d'anticipo sulla tabella di marcia.

In pochi minuti il personale del faro notificò il passaggio dell' ammiraglia italiana e la notizia fece il giro del mondo, attraverso i marconi-grammi delle nostre navi che si passavano la voce contenendo la commovente esultanza della marineria nazionale.

Al mattino anche i passeggeri, con un annuncio, vennero informati di aver concluso un glorioso viaggio per la marina italiana.

freccial.gif (1728 byte)