MATERIALI DA COSTRUZIONE CHE EMETTONO RADON E LEGISLAZIONE SPECIFICA

 

PROBLEMA DEL RADON IN EDILIZIA E NEI MATERIALI DA COSTRUZIONE

 

Il radon si può trovare nelle rocce d’origine vulcanica quali tufi, porfidi, graniti, pozzolane, in alcune argille e gessi. In Italia i materiali lapidei maggiormente radioattivi sono la lava del Vesuvio, la pozzolana, il peperino del Lazio e il tufo della Campania.

La presenza del radon si può riscontrare anche in materiali da costruzione ricavati dal riciclo di materiali contaminati, quali i cementi e le ceramiche prodotti con scorie di alto forno , i mattoni prodotti con fanghi rossi ( scarti della produzione dell’alluminio ) ,e i cementi di origine pozzolanica .

Risulta evidente che tanto più i materiali saranno suddivisi , tanto più facilmente rilasceranno gas radioattivi.

 

 

LA SITUAZIONE DELLE REGIONI ITALIANE

 

Il problema maggiore che l’uomo deve superare è il contatto quotidiano con il radon, dovuto al fatto che trascorre 80-90% della giornata in ambienti confinati e perfettamente isolati.

Il valore medio della concentrazione di radon in Italia è di 77 Bq/m3 che supera di gran lunga i 40 Bq/m3 stimati come valore medio a livello mondiale. Le maggiori responsabilità di questo fenomeno sono da attribuire alle caratteristiche geologiche del sottosuolo italiano, all’impiego di tufi e pozzolane e al fatto che in Italia vengono spesso costruiti locali pubblici in luoghi sotterranei comunicanti direttamente con l’interno .

Il metodo più efficace per provare ad eliminare il radon dalle nostre abitazioni è quello dell’intervento preventivo che consta nello studio dei suoli e dei sottosuoli in fase di predisposizione di piani di sviluppo urbanistico e nell’adozione di particolari prescrizioni ( vedi ventilazioni di seminterrati , vespai ecc…) in fase di progettazione

Il problema è differente per gli edifici già esistenti : in questo caso la prima soluzione è quella di determinare il quantitativo di radon presente nelle abitazioni e cercare di identificare le sue sorgenti.

Come già detto le principali sorgenti di radon nelle case sono da individuare nel suolo , nei materiali da costruzione e nell’acqua (pozzi artesiani).

Per quanto riguarda la sua distribuzione nei locali è strettamente collegata alla tipologia costruttiva dell’edificio (vedi largo uso di cantine direttamente collegate con i vani interni).

L’intervento dovrà quindi essere adeguato al tipo di costruzione evitando di stravolgerne la struttura ed il comfort.

In base a queste considerazioni si possono trarre alcune conclusioni:

 

  1. Il problema radon deve essere affrontato quanto prima dalle pubbliche amministrazioni e dal privato anche per non essere colti impreparati quando saranno introdotte nuove norme.
  2. Visto gli enormi costi del risanamento delle abitazioni già esistenti, può essere utile effettuare indagini preliminari sul territorio e sugli edifici in fase di costruzione. Questo consentirà un forte risparmio.
  3. E’ di fondamentale importanza l’azione degli operatori del settore sanitario, degli assessorati e dei centri di riferimento al fine di evitare facili allarmismi nella popolazione.

 

ARGOMENTI TRATTATI DAI PROF.BOSCO PAOLA E BUFFA GIORGIO E CURATI DAGLI ALUNNI ADORNO MASSIMO , BRUGNARA SILVIA, TONELLI STEFANO E FESTINI PAOLO DELLA CLASSE 3A SERALE

 

 

NORMATIVE E RACCOMANDAZIONI SULLA RADIOATTIVITA’

 

Come ben sappiamo la radioattività naturale, rappresenta uno dei problemi irrisolti della società odierna.

A livello legislativo, si cerca di salvaguardare la salute della popolazione e soprattutto quella dei lavoratori, cercando di limitare la loro esposizione ai raggi cosmici e cercando di limitare la lavorazione di materiali con concentrazioni elevate di radioattività naturale come il radon.

Esistono diversi tipi di materiali da costruzione di origine naturale che a causa della loro elevata concentrazione di radionuclidi possono rappresentare un vero e proprio pericolo a livello collettivo in quanto aumentano la nostra esposizione negli ambienti interni a concentrazioni elevate di gas radon e particelle gamma.

Nonostante in Italia questo problema abbia un suo certo peso, non esiste ancora una normativa che tuteli gli ambienti domestici.

Nel 1990, l’Unione Europea ha emanato una raccomandazione che tutela la popolazione all’esposizione del radon in ambienti chiusi.

Questa raccomandazione stabilisce 2 livelli di riferimento in termini di 20 mSv/anno e di 10 mSv/anno; il primo riguarda gli edifici esistenti e il secondo riguarda gli edifici da costruire.

Questi 2 livelli, vengono fatti corrispondere ad un’altra unità di misura e rispettivamente a 400 Bq/mc e 200 Bq/mc.L’unica applicazione italiana di questa raccomandazione è una circolare della regione Lombardia del 1991 che con la deroga ex articolo 8 del DPR 303/56 accerta che nei luoghi chiusi e sotterranei devono essere effettuati dei controlli che rilevano la concentrazione di radon che non deve superare quella stabilita della raccomandazione CEE 90/143 del 21/02/90.Nel 1993 la raccomandazione 65 dell’ICPR, fissa un livello compreso tra 3 e 10Msv/anno al di sopra del quale si decide di intervenire. Va però ricordato che azioni di rimedio andrebbero applicate anche a valori più bassi corrispondenti a 200 e 600Bq/mc di gas radon.Molti esperti del settore, hanno tentato inutilmente di far rivedere il testo della raccomandazione dalla commissione dell’Unione Europea che ha però lasciato invariate la proposta dei livelli compresi tra 200 e 400 Bq/mc.

 

RADIAZIONI IONIZZANTI E AMBIENTE DI LAVORO

 

Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro, il Decreto legislativo 230/1995 ha previsto delle normative che stabiliscono condizioni e modalità di applicazione del decreto stesso nelle zone soggette alle radiazioni del radon e ai prodotti di decadimento. Anche il nostro Paese deve avere una normativa di questo genere che tra l’altro dovrà essere inclusa nelle legislazioni nazionali degli Stati membri entro l’anno 2000.

Questa normativa riguarderà esclusivamente gli ambienti di lavoro dove si è soggetti maggiormente all’esposizione di radiazioni naturali rispetto agli ambienti domestici.

Gli Stati membri con l’aiuto di esperti mandati dalla Commissione UE, si sono incaricati di individuare le attività lavorative più a rischio come per esempio quelle riguardanti la lavorazione del toron.

Sono state introdotte delle Direttive come la 96/29 che cercano di tutelare il lavoratore soggetto all’esposizione di radiazioni artificiali classificandolo come lavoratore di "categoria a rischio".

E’ stato stabilito inoltre che se le azioni di rimedio non bastassero a diminuire la concentrazione di radon, sarebbe necessario introdurre un sistema di radioprotezione che comprende un monitoraggio ambientale o addirittura individuale nel caso in cui i livelli siano particolarmente elevati.

Nel 1996 l’agenzia internazionale per l’energia atomica AIEA che è operativa in tutti i Paesi, ha pubblicato i nuovi "Basic Safery standars " che stabiliscono norme contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti.

Nel settembre 1995 il problema radon in Italia è stato presentato al convegno internazionale Healty Building 95 dove si era stabilito inizialmente di adottare su scala nazionale un livello di 400Bq/mc valido per tutto il territorio e in un secondo tempo di adottare un livello compreso tra i 200 e 400Bq/mc in modo da permettere una scelta differenziata tra le varie regioni che potesse quindi tenere conto della gravità del problema radon sul territorio.

 

LA RADIOATTIVITA’ DEI PRODOTTI DA COSTRUZIONE NELLA DIRETTIVA 89/106/CEE

 

La Direttiva comunitaria 89/106 riguardante i prodotti da costruzione si è occupata soprattutto dei problemi relativi alle sorgenti di radioattività stabilendo dei valori di riferimento per gli edifici esistenti e per quelli di nuova formazione.

Nell’allegato 1 della Direttiva vengono riportati i requisiti essenziali che i prodotti da costruzione devono avere per essere ritenuti idonei alla realizzazione di opere tenendo presente anche l’aspetto economico.

Il Requisito 3 "igiene-salute-ambiente" si interessa soprattutto della qualità dell’aria interna e stabilisce che l’opera di costruzione deve offrire un ambiente interno salubre sia per gli occupanti che per gli utenti dell’edificio.

Inoltre si precisa che se si ha intenzione di migliorare la qualità dell’aria introducendo sistemi di ventilazione si deve tener conto degli inquinanti generati da tutte le fonti.

 

ARGOMENTO TRATTATO DAL PROF.GIORGIO BUFFA E CURATO DAGLI ALUNNI PALAORO JAMES E VENDITTI LUCA DELLA CLASSE 3A SERALE

 

 

Bibliografia: