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Caratteristiche
microbiologiche
Il caglio
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E' da tempo immemorabile
che il latte viene trasformato e conservato per mezzo dei processi tecnologici che via via
sono andati evolvendosi nei millenni della storia dell'umanità.
Due sono
le principali strade che
sono state utilizzate per conservare più o meno a lungo
il latte e per migliorarne le caratteristiche dietetiche: produrre
bevande acide e formaggi.
Nel primo
caso nel latte vengono conservati
tutti i sui componenti e neppure l'acqua viene eliminata.
Nel secondo
l'espulsione di siero diminuisce
l'acqua presente e ciò contribuisce ad inibire lo sviluppo
di quelle microflore che potrebbero portare a processi putrefattivi
e quindi a dover scartare un alimento prezioso.
Il processo
di acidificazione, fino
a qualche decennio fa, avveniva naturalmente ad opera dei batteri
lattici che cadevano nel latte durante la mungitura ed il trasporto;
provenivano dai foraggi, dalla mammella, dalle mani dell'operatore,
dai recipienti, ecc.... e trovando nel latte un substrato a loro
abbastanza congeniale, iniziavano a moltiplicarvisi.
Lo stesso
casaro, pur non conoscendo la spiegazione scientifica del suo
operato, favoriva la presenza di batteri acidificanti, inserendo nel latte parte di quello
della lavorazione del giorno precedente, o pezzetti di formaggio,
o siero inacidito.
Si aumentava
così il numero dei batteri lattici e quindi si accelerava
il processo di acidificazione,
e, poiché l'acido lattico formato, crea un habitat non
adatto a molti altri microrganismi dannosi ai processi di caseificazione
, si favoriva il buon esito del processo tecnologico di trasformazione.
Successive tappe evolutive nelle
conoscenze umane hanno messo in evidenza che a compiere la fermentazione
lattica sono dei microrganismi, degli schizomiceti e cioè
batteri lattici.
Questi sono stati isolati , studiati , classificati ed ora sono
note molte delle loro attività biochimiche. Si è
venuti a sapere, ad esempio, che i batteri lattici sono numerosi
ed hanno fra di loro notevoli differenze nelle attività
enzimatiche e perciò trasformano in tanti modi diversi
i componenti del latte, è ovvio quindi che anche i risultati
tecnologici ed organolettici sono differenti a seconda del ceppo
di microflora lattica che si sviluppa in quel momento.
A questo punto è sembrato
oltremodo utile, se non indispensabile, sostituire i batteri
naturali con innesti selezionati (fermenti, innesti, starters selezionati), fatti di colture ben conosciute, con
proprietà biochimiche ben definite e che perciò
consentano di ottenere risultati ripetibili e costanti nel tempo
(soprattutto nel caso di prodotti industriali distribuiti su
scala nazionale).
Un altro processo tecnologico
che si è largamente diffuso in questi ultimi anni nei
caseifici è:
la pastorizzazione che è un blando trattamento a
calore che riduce la microflora del latte pur modificando di
poco la sua struttura fisico-chimica; con questo trattamento
vengono eliminati, o almeno ridotti di numero, i microrganismi
non filocaseari assieme anche ad una parte di quelli che assieme
alla microflora degli innesti contribuiscono a dare l'aroma nei
prodotti fatti con latte crudo.
Se si vogliono, quindi, mantenere i tipici aromi fatti con latte
crudo e perciò con microflore molto miste, o se si intende
migliorare le caratteristiche organolettiche dei derivati del
latte pastorizzato, è
essenziale ricorrere a starters
particolarmente adatti e cioè capaci non solo di avviare
il processo di acidificazione ma anche di determinare, nel corso
della maturazione, aromi tipici e costanti.
Si
può ricordare che le innumerevoli varietà di formaggi
esistenti sono il risultato di un numero enorme di fattori, spesso interdipendenti fra loro, che
si sovrappongono e si sommano alla qualità iniziale del
latte. I principali tra questi fattori si possono riunire nei
seguenti punti:
a) fattori
biochimici: sono dipendenti
dalla proprietà e concentrazione degli enzimi; questi
derivano dal latte stesso, dai batteri, dai lieviti, dalle muffe,
dai coagulanti;
b) fattori
fisici e fisico-chimici;
i proncipali sono: temperatura, pH, Eh, effetti osmotici;
c) fattori
chimici:
% di acqua, % di calcio trattenuto
nella cagliata, concentrazione del sale, composizione dell'atmosfera.
Se si analizza ognuna delle voci
citate, si può osservare come gran parte delle stesse
sia legata alle specie microbiche che crescono nel derivato del
latte. In primo luogo si pongono gli enzimi, che vengono prodotti
da ogni singola cellula, si diffondono nella pasta del formaggio
ed alterano i componenti del latte.
I diversi ceppi batterici però hanno diverse attività
biochiomiche su zuccheri, grassi e proteine; perciò acidità titolabile,
pH, CO2, NH3 e tanti altri fattori sono direttamente od indirettamente
condizionati dal tipo di microflora che si sviluppa.
E' a tutti noto
che gli agenti della fermentazione lattica sono i batteri lattici
, cioè un gruppo di
schizomiceti (= microrganismi che si riproducono per divisione
binarie) che rientrano nel regno dei protisti (unicellulari non
riferibili né al regno animale né al regno vegetale).
Le recenti classificazioni pongono i batteri lattici in base
alle loro caratteristiche morfologiche, fisiologiche e biochimiche
tra gli eubatteri , che a loro volta rientrano nel regno
dei protisti , procarioti
I batteri
lattici sono un gruppo di microrganismi assolutamente indispensabili
alle trasformazioni lattiero-casearie.
La produzione di latte-acido (come nel caso dello yogurt), di
formaggi e burro, avviene con il concorso dei fermenti lattici.
In condizioni
normali, il latte appena munto, da vacche sane, ha una carica
batterica molto bassa; è solamente dopo
la fine della mungitura che il latte si arricchisce di vari microrganismi,
tra i quali quelli lattici.
I microrganismi lattici,
per la particolare proprietà di produrre acido lattico
dalla fermentazione del lattosio, vengono riuniti in uno stesso
gruppo anche se presentano morfologia e fisiologia differente.
Il CAGLIO LIQUIDO
Tra gli
agenti coagulanti che permettono la trasformazione del latte
in formaggio, il caglio animale, che contiene come enzima principale
la Chimosina, è l'agente coagulante più idoneo
e di maggior utilizzo.
Anticamente la coagulazione del latte avveniva con l'uso del
succo di numerosi vegetali come il fico, l'ananas, i cardi, i
carciofi, ecc. ma gli enzimi contenuti erano causa di inconvenienti
per l'attività proteolitica troppo intensa rispetto a
quella coagulante che comportava una resa bassa, e facilmente
si verificavano sapori anomali per lo più amarognoli.
Gli
enzimi secreti dallo stomaco dei mammiferi sono la chimosina,
la pepsina e la gastrina;
il principale costituente del caglio è la chimosina presente nello stomaco dei ruminanti
lattanti, cioè non ancora svezzati.
Quando
si parla di caglio o presame s'intende il prodotto enzimatico
estratto dagli abomasi, detti pellette di bovini lattanti o in
età giovanile.
L'abomaso dei vitelli
macellati viene privato dei tessuti grassi aderenti alle pareti,
così gli abomasi pellette sono pronti per essere destinati
all'essiccazione, o al processo di congelamento.
Esiste
in commercio, anche se in quantità trascurabile, del caglio
di agnello o di capretto detto cagliolo usato per la produzione di formaggi tipici
come pecorino e caprino.
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