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"Di che città sto parlando? Prendo un’espressione corrente e difficilmente contestabile: la "società della conoscenza". La si usa con generosità, ma non sempre avendo coscienza del suo significato.

L’espressione società della conoscenza non allude ad un corpo sociale all’interno del quale il sapere funziona da base, o da sfondo stabile. Richiama qualcosa d’altro: il fatto che la società odierna investe continuamente sul sapere, sulla sua circolazione; e che questa circolazione lo accresce incessantemente, lo moltiplica, lo arricchisce, questo sapere, facendolo diventare un patrimonio vivente, e collettivo. Quanto più è condivisa, scambiata di mano in mano, dialettizzata, tanto più questa conoscenza si fa tessuto, e corpo, e smette di essere (di essere pensata come) base.

Il Novecento è caratterizzato da un fenomeno del quale non siamo ancora in grado di misurare e capire gli effetti fuori e dentro di noi: l’esplosione dell’apprendimento.

Non solo per la moltiplicazione dei centri e dei luoghi dell’apprendere, al di là delle figure istituzionali, vale a dire per l’effetto dell’azione dei media, il cui andamento è reticolare, dialogico, ipertestuale, mentre la scuola è ancora essenzialmente testuale, trasmissiva, riproduttiva. Ma anche per l’emergere di nuove modalità d’uso e di controllo collettivo di un sapere più fluido che solido, e per l’affermarsi di nuove logiche, garantite proprio dal carattere reticolare assunto dalle forme del sapere. Un fenomeno, quello al quale sto alludendo, che si accompagna all’emergere di "intelligenze collettive" diverse dalle forme classiche, essenzialmente individuali, dell’intelligenza: i bambini, per fare un solo esempio, i bambini di oggi, figli della multimedialità, esperti in computer e videogiochi, esprimono una nuova intelligenza collettiva che attraversa le culture e le lingue, e dentro la quale la scuola non trova un suo posto e un suo ruolo: un’intelligenza, questa, che è propria della città e che in quanto tale imbarazza, mette in crisi profonda la scuola".

Liberamente tratto da R. Maragliano, Tre ipertesti su multimedialità e formazione, Bari 1998, Presentazione.