Logo.gif (4231 byte)

 

 

 

Prima pagina
tema

 

 

VILLA SACCHETTI

I Sacchetti acquistarono la proprietà del "Pigneto" nella seconda metà del 500, quando un ramo della famiglia si trasferì da Firenze a Roma e diede alla chiesa influenti cardinali. Il rappresentante più famoso Giulio Sacchetti; in procinto di diventare cardinale commissionò la progettazione e realizzazione di un "casino di campagna" al giovane artista Pietro da Cortona.

L’architetto Toscano progettò ed eseguì l’opera anche se alcuni studiosi pensano che la Villa non fu mai ultimata: i vari disegni ed incisioni d’epoca presentano sostanziali difformità.

CASINOSA.GIF (105957 byte) La villa

Purtroppo la Villa non esiste più, né si sono salvati i disegni originali. Possiamo giudicare l’opera solo dai numerosi disegni, incisioni e descrizioni dei contemporanei.

Il "Casino Sacchetti" (secondo l’incisione dello Specchi ) sorgeva lungo il declivio della collina di fronte alla Valle Aurelia e ai giardini vaticani e accanto ad una folta pineta (si pensa che questa abbia dato il nome all’intera proprietà: Pigneto e poi Pineto).

Alla villa si accedeva per la strada che univa valle dell’Inferno a Porta Angelica.

Il casino fu edificato su piani diversi lungo il crinale della collina, con il corrispondersi di elementi concavi e convessi che costituì una grossa novità e che avrebbe fatto scuola tra i contemporanei. Il primo piano era costituito da una grande fontana, impreziosita da scogli naturali. Il secondo piano era costituito da una fontana geometrica con figure di tritoni; il terzo piano del frontone delle scali laterali; il quarto dal ninfeo, ricavato sotto il piazzale; il quinto dalle rampe concave d’accesso al livello della villa. Da qui partiva il vero corpo di fabbrica: sulla facciata un nicchione centrale corrispondeva al salone interno e due avancorpi, abbellite da nicchie, si allungavano a semicerchio sulle ali. La pianta del primo piano è composta di cinque sale e il piano mobile era anch’esso a cinque sale.

L’opera, sia nella struttura che nelle decorazioni, risentì di varie tendenze: dall’esperienza del Bramante (Belvedere in Vaticano) al manierismo, dagli architetti toscani al Palladio. Tuttavia il Cortona creò un’opera capace di anticipare i principi fondamentali del Barocco e di influenzare molti architetti in tutta Europa. A partire dal 700, come testimonia il Vasi, la villa andò in rovina e fu abbandonata dalla famiglia Sacchetti, nel 1747, che diede la proprietà della tenuta in enfiteusi a G. Ceccarelli. Il Montesquieu, nel suo "Viaggio in Italia", giustificò l’abbandono con "l’aria cattiva proveniente da una valle sottostante".

BASEDELN.GIF (193970 byte) I ruderi

Probabilmente la causa della rovina del manufatto fu dovuta ad una falda acquifera e alla mancanza di denaro per continui restauri. All’inizio dell’800, come dimostra il disegno di Percier e Fontaine , la villa era ridotta a ruderi ricoperti da abbondante vegetazione. Nel 1859 la famiglia Sacchetti vendette la proprietà dal Pigneto ad Alessandro Tolonia che fece abbattere definitivamente ciò che restava del Casino.

Oggi i ruderi sono ancora ben visibili, parte interrati e parte ricoperti da una folta vegetezione spontanea . Si nota chiaramente che la villa è situata su di un declinio.

Dall’opera architettonica di Pietro da Cortona rimangono i resti del capo centrale del fabbricato, dove è ben visibile la base del rinfeo e nella parte più bassa, si notano i ruderi della fontana a forma di grotta ) ingabbiata tra radici; rovi e arbusti spontanei.