IL CONCETTO DI "DIVERSITA"- DIVERSI: IN CHE SENSO E PERCHE' INTRODUZIONE

Il fenomeno delle migrazioni e l'attuale convivenza con tanti stranieri hanno inevitabilmente reso attuale il problema della diversità fra gli uomini. Analizzando le differenze più o meno visibili fra le genti che abitano il nostro pianeta, è venuto naturale porci alcune domande. Perché la terra è abitata da popolazioni così diverse fra loro? Quanto siamo diversi? Cambierà ancora, geneticamente parlando, l'umanità? Abbiamo così deciso di esaminare il problema delle diversità dal punto di vista scientifico. Il massimo livello di risoluzione cui può essere affrontato questo discorso è quello genetico. In particolare si cercherà sia di ricondurre il problema genetico della diversità umana ai processi di adattamento ed a vere e proprie casualità (fattori genetici), sia di evidenziarne gli aspetti positivi per la sopravvivenza della specie umana.

PERCHE' SIAMO DIVERSI?

Noi tutti apparteniamo ad un'unica specie, chiamata "Homo Sapiens", che ha avuto origine dalla lenta trasformazione di un antenato comune a noi ed alle scimmie. Successivamente l'umanità, insediandosi in diverse zone del pianeta, nel corso del tempo si è andata via via differenziando, per adattarsi alle specifiche condizioni ambientali. In biologia la continua trasformazione ed il continuo differenziamento degli esseri viventi nel corso del tempo sono indicati con il termine "evoluzione". Tutte le specie evolvono e, secondo questo punto di vista, anche la specie umana non può essere considerata fissa ed immutabile.

LA SELEZIONE NATURALE

Il meccanismo principale della selezione è la selezione naturale, che garantisce la sopravvivenza dei soggetti più idonei, cioè di coloro che meglio si adattano al luogo ed alle condizioni in cui vivono. Il clima, le fonti di alimentazione, la resistenza alle malattie costituiscono i fattori più importanti. Purché essa agisca, è necessaria però una variabilità di base fra gli individui che subiscono la selezione. E' necessario cioè che uno stesso carattere o uno stesso gene sia presente in più forme. La variabilità è caratteristica di tutte le specie viventi: perché vi sia evoluzione questa variabilità deve essere biologica, cioè genetica, ereditaria; parole che vogliono dire che essa è determinata dal nostro DNA o dai nostri cromosomi o dai nostri geni. Il colore della pelle rappresenta un esempio di selezione naturale nella specie umana. La pelle degli abitanti delle regioni tropicali è di colore scuro e costituisce una buona difesa dalla radiazione solare, molto intensa a quelle latitudini. Quando l'umanità si stabilì nelle regioni più settentrionali del pianeta, poche migliaia di anni or sono, aveva già sviluppato l'agricoltura. I cereali e non più la selvaggina costituivano la principale fonte di cibo. I cereali non contengono vitamina D come le carni animali e soprattutto il fegato di pesce. Essi contengono un precursore della vitamina D, che si trasforma in essa solo se esposto alla irradiazione ultravioletta dei raggi solari, che vengono assorbiti attraverso la pelle. Accade però che, se si mangiano i cereali, il nostro organismo produce una quantità di vitamina D sufficiente per crescere normalmente, solo a condizione che la pelle sia chiara, in quanto, se è scura, i raggi ultravioletti vengono fermati. Al contrario, la pelle scura da un lato protegge dagli ultravioletti, che possono recare gravi danni, se il sole è molto forte; dall'altro impedisce la trasformazione dei precursori in vitamina D. Tutto ciò non è importante quando si introduce nell'organismo sufficiente vitamina D nutrendosi di carne e di pesce. Lo diventa nelle regioni del Nord, dove c'è meno sole e non si riuscirebbe ad assorbire una quantità sufficiente di ultravioletti, se la pelle fosse scura. Un altro aspetto importante dell'adattamento della specie umana è dato dalla forma della faccia e del corpo. Nei climi freddi è utile che le narici siano piccole, lunghe e sottili, perché l'aria, impiegando più tempo per arrivare ai polmoni, possa progressivamente riscaldarsi; che gli occhi siano protetti da cuscinetti di grasso entro palpebre allungate ; che la corporatura sia bassa e rotonda, con una superficie minima rispetto al volume del corpo, dal momento che il calore prodotto entro il corpo si disperde attraverso la sua superficie. Le popolazioni delle zone equatoriali hanno selezionato invece caratteri opposti: narici corte e larghe, perché l'aria è già calda, naso schiacciato che facilita la respirazione, corporatura di estrema magrezza. L'esistenza delle diversità biologiche è tutt'oggi importante ai fini dell'evoluzione, Ad esempio, se dovesse ulteriormente ampliarsi il "buco dell'ozono", a risentirne maggiormente sarebbero gli individui con la pelle chiara. La presenza di geni per il colore scuro sarebbe pertanto vantaggiosa. Si è visto che negli Stati Uniti l'incidenza dei tumori della pelle è cresciuta, in questi ultimi anni maggiormente nelle persone di razza bianca.

LE MUTAZIONI ED IL CASO

La variabilità in una popolazione è determinata dalle mutazioni. La mutazione è una variazione casuale del patrimonio biologico ereditario di un individuo. Essa genera innovazioni che possono essere utili o dannose; introduce varietà in una specie; fornisce il materiale su cui la selezione può lavorare favorendo l'una o l'altra forma di uno stesso carattere. La selezione naturale sceglie automaticamente: i portatori di mutazioni vantaggiose sopravvivono e si riproducono con maggiore facilità, mentre le mutazioni sfavorevoli, rispetto alle condizioni di vita delle popolazioni, vengono progressivamente eliminate. Per vantaggiosa che sia, una mutazione richiederà un certo numero di generazioni per affermarsi: Nel caso della specie umana il tempo necessario può essere dell'ordine di migliaia di anni. La mutazione è un fatto casuale ed anche in seguito il caso si rivela un fattore determinante nel decidere della sua sorte. Quando appare una mutazione, può accadere che il mutante non abbia figli, oppure abbia soltanto figli che non portano la mutazione, per cui essa andrà perduta. Ciò può verificarsi anche nelle generazioni successive; anzi una mutazione singola, dopo parecchie generazioni, va quasi sempre perduta e quelle che si salvano sono pochissime. Poiché è il caso a determinare questo fenomeno, può accadere anche il contrario, cioè che a seguito di uno o più eventi casuali, una mutazione si trasmetta alle generazioni successive e divenga frequente o addirittura soppianti in modo definitivo il tipo precedente.

QUANTO SIAMO DIVERSI?

Abituati a notare le differenze fra pelle bianca e pelle nera o tra le varie strutture facciali, siamo portati a credere che debbano esistere grandi differenze fra europei, africani, asiatici e così via. La realtà è che i geni responsabili di queste differenze visibili sono quelli cambiati in risposta al clima e costituiscono una porzione irrisoria della totalità dei geni, che sono differenti anche in due persone con lo stesso colore di pelle. Se si analizzano ad esempio le sequenze di DNA (cioè le molecole che costituiscono i circa 100.000 geni in cui è scritta la nostra storia biologica) in due individui italiani, le differenze che si possono contare sono più o meno uguali a quelle che si contano fra due europei o anche tra un europeo e un africano di pelle nera. In conclusione le diversità fra i gruppi umani sono solo quantitative e non qualitative: tutte le popolazioni hanno all'incirca i medesimi geni; mutano solo le percentuali in cui un certo gene è presente in una popolazione rispetto ad un'altra. Come cambierà geneticamente l'uomo? Sul piano genetico l'uomo in media evolverà pochissimo. Il fatto più significativo sarà invece lo spostamento dei rapporti numerici fra i gruppi umani. Vi sarà anche un continuo aumento dei flussi migratori individuali ed inevitabilmente il mescolamento interraziale sarà più intenso di oggi e porterà ad una diminuzione della differenziazione.