Dalle collezioni alle classificazioni


Gli animali sono buoni, non da mangiare, ma da pensare. E’ citando questo splendido proverbio di popolazioni primitive, che Levi Strauss riscontra il superiore piacere del nostro pensiero nello stabilire relazioni concettuali con la realtà osservata. Fin dall’antichità esorcismo e osservazioni scientifiche si fondono, suggestivamente, nelle descrizioni dei primi naturalisti. Nel medioevo è un trionfo di bestiari, erbari, lapidari, un fiorire di summae, thesauri, che, in magici quadri sinottici, mescolano allegramente natura e arcano, reale e fantastico, con immancabili presenze di liocorni, grifoni, arpie e draghi. Con l’avvento di occhi più disincantati, dalle semplici collezioni si passa via via a classificazioni più organizzate, fatte salve le dovute eccezioni che vedono il corallo definito come un albero pietrificato e il pipistrello un uccello, fino a tutto il Cinquecento. Ma già nel XVI secolo iniziano le collezioni dei vegetali semplici, ossia dei costituenti di base dei farmaci composti. Di lì a poco sarebbero arrivate le prime Enciclopedie.
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