Archeologia industriale:

Per non buttare i nonni: recuperarne gli spazi. Per viverci.
Forse i nostri nonni non avevano una idea di futuro. Forse non hanno fatto in tempo a confezionarla. O forse siamo noi che buttiamo I 'eredità non preoccupandoci di leggere le testimonianze della loro presenza sul territorio. Noi? Quale città conosciamo? Quale ignoriamo? Che idea abbiamo della città di ieri? In che città vogliamo vivere, oggi? Vogliamo una città ex, post, o next? Allora l'archeologia industriale può diventare un discorso molto attuale. Si inserisce di prepotenza nella città di oggi e in quella futura. Nei siti industriali abbandonati sta una parte notevole dei possibili miglioramenti, o peggioramenti della città. Tutto dipende da noi. Caso A: continuare a ignorare. Caso B: conoscere, capire, recuperare. Che vogliamo fare?

Archeologia industriale. Ieri uno spazio per lavorare, e oggi?
"Gli uomini non creano il loro ambiente solo per soddisfare certi bisogni fisici e sociali, ma anche per proiettare entro uno spazio reale di vita alcune delle loro speranze, ambizioni, utopie". Così ogni epoca si è fabbricata i suoi spazi. Ma i cambiamenti sono rapidi. Oggi le fabbriche di ieri non servono più per quello. Non si lavora più in quel modo. Non si producono più quelle cose. Soprattutto si lavora di meno. Più tempo libero. Meno bisogni fisici, più bisogni di altro tipo. Allora, le vecchie fabbriche abbandonate, quegli spazi liberati a che servono? Ad ospitare nuovi modi di produzione? Ad ospitare nuovo tempo libero? O resteranno abbandonate? Chi se ne servirà? Ieri erano luoghi sociali, vi si svolgevano riti pubblici. Possono restare beni pubblici? O spariranno, nel privato?

Alla scoperta dei tesori del passato.
L'archeologia industriale potrebbe aiutarci a guardare in modo nuovo il territorio che ci circonda, per meglio conoscerne la storia e per svelare le zone di recupero, per nuove attività e sviluppi futuri. E' questo un appello ai giovani e a giovani studenti in cerca di futuro. Ecco il testo dell'appello: " Giovani ascoltate! Si potrebbe inaugurare una campagna di conoscenza del proprio quartiere e della città, documentando l'evoluzione urbanistica recente. Voi potreste effettuare mostre fotografiche e reportage, con interviste ai testimoni od agli esperti in grado di ricostruire le tappe principali. Si potrebbero anche effettuare gemellaggi tra i centri di vita tradizionali: scuole, o altri centri della vostra vita, e zone dimenticate della città da scoprire, documentare e recuperare. Si potrebbero fare ricerche sugli sbocchi e discutere i possibili utilizzi futuri. O giovani: cosa serve ed è utile per la città del futuro? Probabilmente non ciò che oggi abbonda: traffico, fretta, arroganza, degrado, sfiducia. Certamente ciò che oggi scarseggia: una convivenza più cordiale, cultura e rispetto per la città, la sua storia e i suoi abitanti, capacità di valorizzare le diversità culturali ed etniche, capacità di proporre soluzioni, capacità di tracciare prospettive di sviluppo e costruire occasioni di lavoro".

Verso la città del futuro..
Non sappiamo se la città di domani avrà gli stessi ritmi e gli stessi meccanismi produttivi di quella di oggi. Logica e necessità ci dicono che alcune di queste forme muteranno, per disuso, altre perché troppo costose. Domani ci sarà più razionalità. Migliore informazione, minore spreco. Maggiore attenzione al risparmio energetico, psicologico e mentale. Viaggeranno di più le informazioni e meno le auto, le merci e le persone. Riusciremo ad eliminare gli spostamenti inutili. Le soluzioni ragionate ed efficienti, anche di trasporto pubblico, prevarranno sull'ostinato individualismo, egoista e sprecone. Ma con la stessa logica dovremo eliminare le spese inutili, diminuire quelle di gestione che non producono innovazioni, e indirizzare le risorse allo sviluppo di cose nuove e durature che portino un messaggio di fiducia e di bellezza.

Inventare nuovi mestieri.
La nostra libertà sarà sfidata su più fronti. Dovremo prenderci cura e passare davvero in difesa della natura, che sta rischiando un colossale inquinamento. Dovremo riconvertire la nostra capacità di lavoro e imparare a inventare nuovi mestieri. Invece di produrre le solite cose, dovremo imparare a produrre ciò che ancora non c'è. Ci prenderemo più cura di cose importanti, come la città e la sua storia, arte e cultura, e ce ne serviremo per modellare cose meno materiali: grafica, design, immagini. Dovremo investire massicciamente nell'industria del tempo libero: valorizzare in modo intelligente la ricchezza di beni culturali ed ambientali, aprire nuovi itinerari culturali e turistici, fornire le città di servizi adeguati, non trascurando mode passeggere, i gusti, i consumi. Investiremo in cose che migliorano concretamente la qualità della vita, l¹uso della città e dei servizi. Investiremo in progetti che proteggono e valorizzano il territorio, natura e città, invece di logorarli. Stiamo parlando di chi ha a cuore il futuro. Altri continueranno a vivere come sempre, come se a nulla valga cambiare o, oltre a sè, nulla più importi.

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