Come sono crudeli le favole !
  di Francesco Franci

Scene d'orrore, ma non horror, una messa in scena molto visiva, colorata, fantasiosa, ma non da videogame. Insomma una costruzione molto teatrale per rappresentare il "dramma" di Pollicino. Sì proprio lui: il bambino abbandonato nel bosco coi fratellini, che sparge sassolini e briciole per tornare indietro, che poi va nella casa dell'orco, è salvato dall'orchessa e poi, e poi...
Una favola crudele, come tutte le favole classiche riscritte dai fratelli Grimm o da Perrault (come questa). Per i bambini... o forse per i grandi, perché i grandi, oggi, pensano che siano troppo crudeli per un bambino, o una bambina.
Ma se non è "crudele" che favola è ? E' così che i bambini la vogliono, e la temono. E i grandi... forse non vogliono ammettere di sentirsi il cuore in gola mentre "guardano" una favola.
Perché le favole non si guardano, o si leggono, soltanto, ma si rivivono. Questo è sempre stato il loro scopo, la crudeltà e la violenza che le pervade, a differenza di tanta fiction odierna, non sono fine a sé stesse, ma sono strumento "magico" per traghettare i bambini nel "mondo". Ed anche un pochino i grandi...

Olivier Dahan, così come ha fatto Perrault, ha riscritto la favola, stavolta per il cinema , conservandone il mix di realismo, sogno, angoscia, costruzione fantastica, paura, morte, lieto fine, ed altro ancora. Un'operazione difficile che gli è riuscita pienamente.

Vladimir Propp, nel suo capolavoro "Le origini storiche dei racconti di fate", sostiene che le favole non sono un'invenzione letteraria ma la tradizione, prima orale e poi scritta (ed oggi anche cinematografica), di antiche perdute ritualità. Nel caso di Pollicino è un rito iniziatico (che del resto ancora sopravvive in alcune culture cosiddette primitive), mediante il quale il giovane è portato in mezzo al bosco, dice Propp "l'accompagnamento dell'iniziando era un accompagnamento alla morte". Una morte che simbolicamente doveva riportarlo, dopo una serie di crudeli prove, ad una nuova vita, quella di adulto.
Dal canto suo Bruno Bettelheim nel suo "Psycanalyse des contes de fées" postula che "il racconto di fate (la favola) esercita una funzione terapeutica sul bambino"..."questi racconti contrariamente a quanto troppo spesso si afferma, non traumatizzano i loro giovani ascoltatori"..."descrivono una situazione inconscia che i bambini riconoscono".
Jung e la sua scuola tracciano il filo che lega il mito con la favola e con la psiche, e poi Hillman attribuisce al racconto archetipico e fantastico la preziosa funzione di "fare anima", di contribuire a costruire il mondo interiore.

Ma il film è soltanto un film, come una favola è soltanto una favola, al di là di tutte le elucubrazioni che possiamo farci sopra.
E "Pollicino" è un bel film.

Pollicino
di Olivier Dahan
dal racconto di Charles Perrault
con Romane Bohringer,
Elodie Bouchez, Pierre Berriau,
Dominique Hulin, Nils Hugon, e con
Catherine Deneuve
distribuzione Lucky Red

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

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